Chi mai crederebbe in futuro ai miei versi
se fossero ricolmi dei tuoi eccelsi pregi?
Eppure, lo sa il cielo, non sono che tomba
che la tua vita celano, e solo met dei tuoi tesori additano.
Potessi io ritrarre la bellezza dei tuoi occhi
e in nuovi versi enumerare le tue grazie,
l'et futura direbbe: "Sono menzogne di poeta,
mai s celesti tratti toccarono volti umani".
E i miei scritti, ingialliti dal passare del tempo,
sarebbero dileggiati come farneticare di rimbambito,
e le meritate lodi come eccessi di fantasia,
rime esagerate di vecchia cantilena.
Ma se un tuo bimbo allora vivesse,
tu due volte vivresti: in lui e nel mio canto.
Sonetto n 17 di W. Shakespeare (1564-1623)