Non dalle stelle io traggo i miei pronostici,
eppure penso che d'astronomia m'intendo;
ma non per dire la buona o la cattiva sorte,
o preannunciare peste o siccit o il volger delle stagioni;
Nè a breve scadenza posso io predire
a chiunque il tuono, la pioggia e il vento,
e se ai principi arrida la fortuna,
da frequenti presagi ch'io scopro in cielo.
E' dai tuoi occhi ch'io traggo la mia scienza,
stelle fisse in cui questa divinazione io leggo:
che verità e bellezza insieme prospereranno
se tu, da te stesso, trarrai progenie.
Se no, di te questo devo pronosticare:
che Verità e Bellezza fatalmente moriranno con te.
Sonetto di W. Shakespeare (1564-1623)