Tua è la pena scontrosa
soltanto mia è la vergogna.
Il tuo amore era intenso, profondo
il mio era quello di un fiore
che cresce verso la luce e il sole.
Tu avesti il potere di esplorarmi
di farmi fiorire stelo dopo stelo
svegliasti tu il mio spirito, mi generasti
alla coscienza, mi desti la severa
consapevolezza: poi io incontrai un ostacolo.
Corpo contro corpo io non riuscii
ad amarti, benché lo volessi.
Ci baciammo, ci baciammo anche se
non avremmo dovuto: tu ti arrendesti,
così arrivammo all'ultimo
passo, ma non andò bene.
Eri passiva soltanto: e ne fu
spezzato il mio vigore d'artefice.
Nessuna carne rispose ai miei colpi;
così non riuscii a darti quell'ultimo
e tagliente tormento che meritavi.
Tu sei ben fatta, sei bella,
ma impermeabile alla carne, una nullità
nella carne: se ti avessi trafitto con il pieno
spinoso spasimo, forse saresti stata
gettata in una rete dolce e di luce
come quelle delle vetrate dipinte: il migliore
fuoco sarebbe passato per la tua carne
l'avrebbe lasciata senza scorie, benedetta
in pura nuova consapevolezza. Ma ora,
chi ti prenderà un'altra volta?
Chi ti brucerà ora, e ti farà
libera dalla inattiva scoria del tuo corpo?
Poiché il fuoco ha fallito in me, quale
uomo si piegherà sulla tua carne ad arare
il tuo stridulo patire?
Una muta, una quasi bella cosa
è il tuo volto, che riempie me di vergogna
quando vedo che si contrae nel pianto:
dovevo essere crudele tanto
da portarti attraverso la fiamma.
David Herbert Lawrence (1885-1930)