Credimi: non si debbono affrettare
le voluttà di Venere; tardarle
giova con lenti prolungati indugi.
Quando i luoghi hai trovati ov'ella gode
d'esser toccata, allor non ti trattenga
dalle carezze tue nessun pudore;
sfavillanti di trèmulo fulgore
le vedrai gli occhi, come quando il sole
splende in un'acqua mobile riflesso.
E poi lagni mùrmure, e un soave
gemere, e gridi al dolce giuoco amici.
Ovidio Nasone (43 a.C.-16 d.C.)