La Grande Guerra (obbiettivi disattesi)

La "Grande Guerra", ovvero la prima guerra mondiale si scatenò sull’onda di pretesti, alimentati da odi e interessi molto forti dei vari contendenti. Ma nella fattispecie cosa si ottenne al termine della guerra stessa? In questo piccolo articolo si tralascerà la guerra in se per mostrare quanto siano stati diversi gli obbiettivi raggiunti sia dai vinti che dai vincitori del dopo grande guerra.

 

 

GLI SCHIERAMENTI

Chi

Germania
Austria-Ungheria
Impero ottomano (dal 31 0ttobre 1914)
Bulgaria (dal 6 settembre 1915)

Contro chi

Francia
Russia (fino al 1917)
Inghilterra
Belgio
Serbia
Montenegro
Giappone (dal 23 agosto 1914)
Italia (dal 24 maggio 1915)
Portogallo (dal 9 marzo 1916)
Romania (dal 27 agosto 1916)
Stati Uniti (dal 6 aprile 1917)
Grecia (dal 27 giugno 1917)
Cina (14 agosto 1917)

QUANDO E DOVE

La scintilla che fece accendere il fuoco fu l’assassinio dell’arciduca ereditario d’Austria Francesco Ferdinando e della consorte, avvenuto il 28 giugno 1914 a Sarajevo per opera di due terroristi, sudditi austriaci ma di nazionalità serba. La guerra cominciò come conflitto solamente europeo ma si diffuse presto alle colonie possedute dagli stati coloniali e all’Asia.

OBIETTIVI DEI BELLIGERANTI

Austria

La reazione austro-ungarica all’assassinio dell’arciduca fu sproporzionata al fatto in sé. E’ più verosimile pensare che l’Austria-Ungheria mirasse a servirsi dell’incidente per risolvere una buona volta a suo favore la questione balcanica e liberarsi per sempre dell’ingombrante Serbia, ritenuta responsabile dell’instabilità della regione in quanto forza emergente nei Balcani. Il piano austro-ungarico, elaborato dal Conrad, prevedeva l’eliminazione rapida della Serbia e un attacco alla Russia dalla Galizia.

Germania

La Germania mirava a ridisegnare la mappa della supremazia politica, dal momento che il suo peso politico era inferiore al peso industriale, commerciale e finanziario che aveva acquistato negli ultimi decenni. Il governo di Berlino non credeva nella solidità dell’Intesa (Inghilterra, Francia e Russia) e dava per scontata la neutralità dell’Inghilterra, troppo impegnata nel difficile problema irlandese. Riteneva pertanto che l’occasione fosse propizia per battere la Duplice franco-russa e porre su salde basi la propria potenza mondiale. Il piano, che il generale von Moltke aveva ereditato dal suo predecessore von Schlieffen, affidava alle deboli forze di von Prittwitz nella Prussia Orientale e agli Austro-Ungarici l’incarico di contenere i Russi, mentre lo sforzo principale sarebbe stato operato immediatamente verso la Francia.

Inghilterra

Da secoli padrona indiscussa dei mari e dei commerci intercontinentali, l’Inghilterra era decisa a stroncare la crescente potenza imperiale tedesca.

Francia

La Francia sognava la rivincita contro la Prussia che la aveva umiliata nel 1870 e ancora di più rivoleva i territori dell’Alsazia e Lorena persi nel 1871. Il piano francese prevedeva un’offensiva generale in Lorena, partendo dai due lati delle fortificazioni di Metz.

Italia

L’Italia rimase neutrale (dichiarazione durante il primo anno di guerra (si giustificò affermando che l’Austria e la Germania non erano state aggredite: le condizioni della Triplice Alleanza erano difensive e quindi non potevano essere applicate). Ma all’interno del paese si formarono vasti schieramenti favorevoli alla guerra e il governo si convinse che quella fosse l’occasione per ottenere importanti vantaggi territoriali. Prima di effettuare la scelta di campo, il capo del governo Antonio Salandra aprì trattative e cercò di acquisire elementi di valutazione sulla consistenza dei due schieramenti. Rifiutata l’offerta, austriaca, del Trentino in cambio della neutralità, l’Italia aprì trattative con Londra che si conclusero con la ratifica di un accordo segreto (25 aprile 1915). L’Intesa avrebbe finanziato con prestiti ingenti lo sforzo militare dell’Italia, dichiarandosi disponibile riconoscerle in caso di vittoria il Trentino, la Venezia Giulia, ma anche l’Alto Adige e la Dalmazia, l’egemonia sull’Adriatico e dunque una specifica influenza sull’Albania e sul Montenegro, oltre a eventuali concessioni coloniali in Turchia e in Africa a spese dell’Impero ottomano e della Germania.

Stati Uniti

Woodrow Wilson giustificò l’intervento degli USA con il motivo che la democrazia era ormai in pericolo ovunque e che la Germania aveva annunciato un attacco sottomarino indiscriminato contro tutte le navi dirette ai porti nemici, violando i diritti dei paesi neutrali.

LO SCOPPIO (1914)

Il 28 giugno 1914 l’Arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono austriaco, venne ucciso con un colpo di pistola dallo studente slavo Gavrilo Princip, durante un corteo nelle strade di Sarajevo. Questo attentato arrivò in un clima già carico di minacce e fece scoppiare apertamente il conflitto tra l’Austria e la Serbia. L’Austria ritenne, infatti, che gli attentatori, in lotta per l’indipendenza del loro popolo, fossero stati aiutati dalla Serbia, favorevole all’emancipazione slava.
La reazione austriaca all’attentato di Sarajevo del 28 giugno, mentre gli eserciti si mobilitavano e si incrociavano le iniziative diplomatiche, si concretizzò in un ultimatum presentato alla Serbia il 23 luglio successivo e incentrato sostanzialmente su tre richieste:
– immediata soppressione delle organizzazioni irredentistiche;
– divieto di ogni forma di propaganda antiaustriaca;
– apertura di un’inchiesta, relativa all’attentato, condotta da una commissioe mista serbo-austriaca.
Il tono particolarmente duro, la natura stessa delle richieste che chiaramente si configuravano quale ingerenza negli affari interni della Serbia e apparivano tese a ridurre quello stato in una posizione di umiliante subordinazione nei confronti delle autorità di Vienna, nonché i tempi ristretti della scadenza per una risposta da parte del governo di Belgrado, 48 ore, non lasciavano dubbi circa la volontà di aggressione dell’Austria.
Il governo di Vienna non intendeva certo scatenare un conflitto "mondiale", il suo obiettivo era piuttosto di eliminare la minaccia che veniva alla sua politica espansionista nei Balcani occupando la Serbia. Le cose andarono diversamente. Gli avvenimenti non colsero di sorpresa i governi delle grandi potenze, tant’è che gli alti comandi militari già da tempo avevano predisposto i loro piani strategici. In fondo tutti gli stati coinvolti nel conflitto avevano un buon motivo per volerlo, se mai si trattava di convincere l’opinione pubblica della sua ineluttabilità, e documenti recenti sollevano inquietanti interrogativi sulle stesse dinamiche dell’azione terroristica.
La Serbia, quasi certamente incoraggiata dalla Russia, respinse l’ultimatum e la situazione precipitò rapidamente:
28 luglio
L’Austria, sostenuta dalla Germania, rifiuta la proposta di mediazione avanzata dall’Inghilterra, così come la convocazione di una conferenza a quattro (Germania, Gran Bretagna, Francia e Russia) e dichiara guerra alla Serbia.

30 luglio

La Russia proclama la mobilitazione generale (probabilmente nell’esclusivo intento di offrire il proprio sostegno alla Serbia ma senza arrivare alla guerra) che provocò l’immediata reazione della Germania che a sua volta dichiara la mobilitazione generale (secondo la maggioranza degli storici fu questo, in ultimo, l’avvenimento decisivo dello scatenamento del conflitto) e invia al governo di Mosca un ultimatum contenente la richiesta dell’immediata revoca della mobilitazione. russa

1 agosto

Non avendo ricevuto risposta all’ultimatum, la Germania dichiara guerra alla Russia.

3 agosto

La Germania dichiara guerra alla Francia, dopo aver lanciato al neutrale Belgio un ultimatum quanto mai provocatorio, anch’esso peraltro respinto, contenente la minaccia di guerra nel caso non avesse acconsentito al passaggio dell’esercito tedesco.

4 agosto

La violazione della neutralità del Belgio e del Lussemburgo da parte delle truppe tedesche vince le ultime esitazioni del governo inglese che dichiara guerra alla Germania.

31 ottobre

Mentre si consolidava il fronte occidentale e ad oriente la situazione si mostrava ancora fluida, la Turchia entra in guerra in appoggio degli imperi centrali. In questo modo veniva inferto un colpo non indifferente all’Intesa che vedeva compromessi i propri interessi in quella regione con la perdita del controllo degli stretti e l’apertura di nuovi fronti: quello russo-turco in Armenia e quelli anglo-turchi in Mesopotamia e in Egitto.

CONSEGUENZE ECONOMICHE

Dappertutto, tranne che negli Stati Uniti, l’economia era sconvolta:
– gli impianti produttivi erano completamente distrutti
– l’agricoltura era stata privata delle sue migliori forze lavorative
– i beni di necessità scarseggiavano soprattutto nelle grandi città
– i prezzi aumentavano mentre i salari erano bloccati per legge
– c’era il problema della riconversione industriale dalla produzione bellica a quella civile.
Dalla guerra l’Europa uscì in condizioni di grande instabilità politica ed economica. Le trasformazioni provocate dalla guerra , le gravi perdite di vite umane e di beni materiali avevano sconvolto non solo le potenze vinte ma anche quelle vincitrici. La Germania era prostrata: le dure condizioni di pace che le erano state imposte avevano favorito una grave crisi economica, alimentando anche un forte desiderio di rivincita. Anche la Francia, l’Inghilterra e l’Italia erano in una situazione di grande debolezza economica e pesantemente indebitate con gli Stati Uniti, i quali erano ormai la principale potenza economica del mondo. Per alcuni anni l’economia dei paesi europei fu in seria difficoltà; la produzione era inferiore alla domanda, i prezzi aumentavano, il potere d’acquisto dei salari diminuiva, mentre cresceva il numero dei disoccupati: le industrie infatti, come anche le campagne, non erano in grado di assorbire tutta la manodopera costituita da coloro che erano tornati dal fronte.
Le gravi difficoltà economiche erano accentuate dal fatto che le industrie erano state trasformate in impianti in grado di produrre quasi esclusivamente materiale bellico; dopo la guerra fu perciò necessario riconvertire gli impianti per la produzione civile. Ciò tuttavia richiedeva tempo ed investimenti: per questo, alla fine della guerra, parecchie industrie fallirono, mentre altre riuscirono gradualmente a riconvertire la loro produzione. La difficile situazione portò a un aumento delle tensioni sociali: scioperi e agitazioni si verificarono un po’ dappertutto in Europa. Aumentarono i partiti dei lavoratori e le organizzazioni sindacali che a volte provocarono dei veri e propri tentativi di rivoluzione contro i governi.
Gli Stati Uniti erano i veri vincitori della guerra e in poco tempo diventarono la maggior potenza mondiale. Grazie al calo produttivo dell’Europa, i commerci statunitensi prosperarono in tutti i mercati mondiali; le esportazioni di prodotti industriali ed agricoli aumentarono notevolmente e ciò favorì un clima di fiducioso ottimismo in tutto il paese.

CONSEGUENZE SOCIALI

Al termine della guerra, ai quasi 10 milioni di vittime cadute sui campi di battaglia, ai militari, ai prigionieri, si aggiunsero i devastanti effetti delle malattie epidemiche, conseguenza delle privazioni alimentari e igieniche imposte dal conflitto tanto ai combattenti, quanto alla popolazione civile. Tra il 1918 e il 1920 si diffuse anche oltre i confini europei l’epidemia di "spagnola".
Durante la guerra la grande borghesia e gli affaristi avevano accumulato grandi ricchezze e ora si inaspriva l’avversione delle masse popolari nei confronti di queste classi e delle forze politiche, le cui riforme non avevano portato buon frutto.
La guerra aveva determinato profondi mutamenti nella società. Innanzitutto aveva sottolineato il decisivo contributo femminile alla vita del paese nei settori più diversi: dalla produzione industriale all’assistenza sanitaria, dall’insegnamento all’impiego nella pubblica amministrazione e nella guida di migliaia di ditte agricole e artigianali. Dal fronte poi i soldati tornavano con una mentalità diversa, modificata dall’esperienza vissuta nella "città militare", dal confronto tra tradizioni e costumi diversi, dalla consuetudine alla discussione e alla solidarietà con gli altri compagni, dalla speranza ad una maggiore giustizia sociale. Del tutto al di fuori delle previsioni dei governi e dei diplomatici dell’anteguerra, queste grandi masse di cittadini irruppero sulla scena politica. Dopo essere stati inquadrati per tre, quattro anni nei reparti e nelle trincee, essi erano ora ben decisi a far sentire la loro voce nelle scelte politiche fondamentali.

CLASSE SOCIALE

TENDENZA POLITICA

Operai dell’industria, braccianti agricoli e salariati.
Partiti socialisti e formazioni anarchiche.
Ceti intermedi: piccoli proprietari o piccoli borghesi.
Associazioni che rivendicavano il superamento dei tradizionali ordinamenti istituzionali.
Grandi proprietari industriali e agrari, antica aristocrazia, gerarchie militari, quadri superiori delle burocrazie statali.
Area della conservazione.

CONSEGUENZE CULTURALI

Lo stile di vita americano si impose come un modello trionfante di benessere e di progresso e influenzò notevolmente anche la società europea, che ne adottò molte mode ed abitudini: il ballo del charleston, la musica jazz, il whisky diventarono per la gioventù europea i simboli della modernità.

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