Nel 1896 gli fu revocata la cittadinanza tedesca e nel 1901 divenne cittadino svizzero.
Nel 1896 ebbe l’opportunità di entrare all’ Istituto Federale Svizzero di Tecnologia a Zurigo. Nonostante avesse un esigua retribuzione, divenne un esaminatore. Nei due anni seguenti si occupò di insegnamenti generali. Dal 1902 Einstein divenne esaminatore ufficiale a Berna dove lavorò per sette anni.
L’anno 1905 fu un grande momento per la scienza; infatti Einstein pubblicò, a soli 26 anni, 4 articoli sul giornale Annalen Der Physik; articoli che avrebbero alterato il corso della scienza del XX Secolo. Il primo trattava dei casuali cambiamenti termici nelle molecole, chiamati Browniani, per essere stati scoperti nel 1827 dal botanico inglese Robert Brown. Il secondo articolo trattava la teoria quantistica della luce divulgata da Max Planck nel 1900. In esso Einstein mostra come la luce sia formata da fotoni rifacendosi al fenomeno fotoelettrico scoperto nel 1902. Per questo contributo gli fu conferito nel 1921 il Premio Nobel per la fisica. Il terzo articolo (il più famoso di Einstein) tratta della teoria della relatività: "Zur Electrodynamik bewegter Korper" ("Elettrodinamica dei corpi in movimento"). L’ultimo articolo di quell’anno introdusse l’ormai famosa equivalenza tra la massa e l’ energia espressa dall’equazione E=mc2. Grazie a questi lavori Albert ricevette, nel 1908, delle onorificenze all’ università di Berna, che furono seguite da moltissime altre in Europa dopo che si stabilì all’ istituto per Studi Avanzati di Princeton, nel 1933.
Gli ultimi anni di Einstein furono trascorsi cercando una teoria per la forza universale che potesse unire le forze subatomiche con la gravitazione e l’ elettromagnetisno, problema che nessuno mai è riuscito a risolvere. Albert aveva un gran rispetto per le opere della natura, e notò che "La cosa più incomprensibile del mondo è che esso sia comprensibile". Si considerava più un filosofo che uno scienziato, e in molti modi fu dello stesso stampo dei filosofi greci, come Platone ed Aristotele, cercando di capire la natura mediante la ragione anziché l’ esperimento. Il suo successo deve molto al discernimento dei suoi predecessori e alla potenza d’ analisi degli strumenti matematici, ma soprattutto ad una grande intuizione, che nessuno ha mai avuto.
Morì il 18 Aprile del 1955 a Princeton, nel New Jersey, dopo aver ricevuto la cittadinanza statunitense.
La teoria della relatività ristretta
La base della teoria della relatività ristretta, che comporta la crisi del concetto di contemporaneità, risiede su due postulati fondamentali: il principio della relatività, che afferma che le leggi fisiche hanno la stessa forma in tutti i sistemi di riferimento inerziale, ossia in moto rettilineo uniforme l’uno rispetto all’altro, estendendo il precedente principio di relatività galileiano, e il principio di invarianza della velocità della luce, secondo cui la velocità di propagazione della radiazione elettromagnetica nel vuoto è una costante universale, che sostituisce il concetto newtoniano di tempo assoluto.
Critiche alla teoria di Einstein
La teoria della relatività generale
Einstein, alla luce della sua teoria generale, fornì la spiegazione delle variazioni del moto orbitale dei pianeti, dando conto in modo soddisfacente del moto di precessione del perielio di Mercurio, fenomeno fino ad allora non pienamente compreso, e previde che i raggi luminosi emessi dalle stelle si incurvassero in prossimità di un corpo di massa elevata quale, ad esempio, il Sole. In base a quest’ultimo fenomeno, si è avuta una conferma sperimentale, realizzata in occasione dell’eclissi solare del 1919, che fu un evento di enorme rilevanza.
Per il resto della sua vita Einstein si dedicò alla ricerca di un’ulteriore generalizzazione della teoria in una teoria dei campi che fornisse una descrizione unitaria per i diversi tipi di interazioni che governano i fenomeni fisici, incluse le interazioni elettromagnetiche, e le interazioni nucleari deboli e forti.
Tra il 1915 e il 1930 si stava sviluppando la teoria quantistica, che presentava come concetti fondamentali il dualismo onda-particella, postulato da Einstein fin dal 1905, nonché il principio di indeterminazione di Heisenberg, che fornisce un limite intrinseco alla precisione di un processo di misurazione. Einstein mosse diverse e significative critiche alla nuova teoria e partecipò attivamente al lungo e tuttora aperto dibattito sulla sua completezza. Commentando l’impostazione da un punto di vista strettamente probabilistico della meccanica quantistica, egli affermò che "Dio non gioca a dadi con il mondo".
Cittadino del mondo
Durante la prima guerra mondiale fu tra i pochi accademici tedeschi a criticare pubblicamente il coinvolgimento della Germania nella guerra. Tale presa di posizione lo rese vittima di gravi attacchi da parte di gruppi di destra; persino le sue teorie scientifiche vennero messe in ridicolo, in particolare la teoria della relatività.
Con l’avvento al potere di Hitler, Einstein fu costretto a emigrare negli Stati Uniti, dove gli venne offerta una cattedra presso l’Institute for Advanced Study di Princeton, nel New Jersey. Di fronte alla minaccia rappresentata dal regime nazista egli rinunciò alle posizioni pacifiste e nel 1939 scrisse assieme a molti altri fisici una famosa lettera indirizzata al presidente Roosevelt, nella quale veniva sottolineata la possibilità di realizzare una bomba atomica. La lettera segnò l’inizio dei piani per la costruzione dell’arma nucleare.
Al termine della seconda guerra mondiale, Einstein si impegnò attivamente nella causa per il disarmo internazionale e più volte ribadì la necessità che gli intellettuali di ogni paese dovessero essere disposti a tutti i sacrifici necessari per preservare la libertà politica e per impiegare le conoscenze scientifiche a scopi pacifici.