più imponenti d'Italia e tra le più suggestive per la
loro struttura. Inizia quindi quì una lunga serie di articoli dedicati
alle Mura della città romagnola. Le mura di Ferrara rappresentano un
significativo lascito di storia, cultura, architettura e arte militare
della sua città e di tutta l' Italia.
PREMESSA
più imponenti d'Italia e tra le più suggestive per la
loro struttura.
Esse rivestono un importante valore storico e culturale poiché
tramandano la storia stessa della città e il suo sviluppo
urbanistico. Inoltre sono la testimonianza delle diverse tecniche
dell'arte fortificatoria nella sua evoluzione.
Nel XIX secolo, perduta la funzione militare, le Mura di Ferrara si
ridussero a servire da cinta daziaria. Il disinteresse manutentivo
portò ad un crescente degrado. Subentrò infatti la prassi
della graduale occupazione dei sedimi – valli e terrapieni – con
utilizzazioni improprie, in particolare con l'uso ortivo e a pascolo
del vallo.
Come in molte città europee, anche Ferrara subì
interventi di demolizione di monumenti antichi, sull'esempio del caso
parigino di Georges-Eugene Haussmann, per adeguare la città
antica alle nuove esigenze igieniche e funzionali.
Negli anni della nascita del "primo manuale completo di urbanistica" ,
vennero dettate disposizioni per la formazione di regolamenti
rispettando le nuove norme. Il testo di Reinhard Baumeister fu
innovatore per quanto riguarda la nascente disciplina dell'urbanistica,
ma i "monumenti" vennero considerati ostacolo allo sviluppo della
città e quindi isolati dal contesto.
Studiosi come Camillo Sitte e Charles Buls, si batteranno strenuamente
contro le distruzioni operate sugli antichi nuclei, affrontando il tema
del rapporto tra antichi agglomerati e sviluppo della città
moderna.
A Ferrara con l'unità di Italia venne demolita la Fortezza e
venne ricostruita una cinta secondo il disegno francese. Negli anni
successivi vennero smantellati Baluardi, sventrate Porte e dimezzati i
terrapieni. Nel 1890 si rifecero le Mura di ponente trasformando le
barriere di Porta Po e smantellando i resti del Baluardo per collegare
la ferrovia al nuovo viale della città, aperto sull'interramento
dell'antico canale, l'attuale via Cavour.
I danni inflitti dalla seconda guerra mondiale (rifugi antiaerei sotto
i terrapieni, aperture di brecce per favorire lo sfollamento) furono
poi il preludio di ulteriori, vistose offese apportate al nobile
complesso nel corso dell'incontrollata espansione edilizia degli anni
'50.
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Figura 1: Parziale demolizione del Baluardo di S.Rocco, nel 1958 |
patrimonio
distrutto durante la guerra fu oggetto di un intenso dibattito di
importanti teorici del restauro, tra cui Gustavo Giovannoni e
Ranuccio Bianchi Bandinelli. Il primo ammetteva una ricostruzione per
imitazione stilistica di quanto distrutto, vista la gravità
della situazione, mentre il secondo proponeva una ricostruzione
condotta secondo le esigenze dell'architettura e della cultura
moderna. Il dibattito era comunque incentrato sugli interventi
rivolti ai singoli edifici ed il problema riguardante i centri
storici venne accantonato per affrontare l'emergenza. Per questo
motivo i nuclei antichi e i monumenti come le Mura di Ferrara, in
mancanza di strumenti urbanistici adeguati e di provvedimenti
legislativi idonei, subirono la pressione della speculazione
edilizia. Nonostante
queste vicende, non si è rimasti totalmente insensibili al
valore storico ed artistico delle Mura che hanno contribuito al
mantenimento dell'equilibrio di impianto rinascimentale della
città.
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Figura 2: Le Mura coperte dalla vegetazione prima dell'intervento di recupero |
Bassani, sensibili all'impellente problema del sistema bastionato, non
sono state inascoltate se si considerano i contenuti del piano
regolatore del 1956 che prevede la conservazione e il recupero della
cinta. Anche lo Stato è intervenuto apponendo alle mura il
vincolo monumentale.
A partire dagli anni settanta Italia Nostra inizia a battersi per il
recupero architettonico ed ambientale del complesso murato, rilevando
tra l'altro l'esigenza di assicurare la leggibilità dei suoi
profili, sempre più aggrediti dalla vegetazione devastante, e di
indagare i segreti dei suoi percorsi sotterranei.
Lo slogan del progetto è "Le Mura di Ferrara e la nuova
Addizione Verde", in quanto l'intervento del recupero dell'area del
Barco, che si estende dal confine nord della città fino al Po,
rappresenta, in moderna proiezione, un ulteriore sviluppo
dell'Addizione Erculea. " In tal modo, la città può
raggiungere, dopo secoli, il suo grande fiume e inglobare, in sintesi
funzionale, 1200 ettari di campagna libera." (Paolo Ravenna, "Il recupero delle Mura di
Ferrara e l'addizione verde" in " Le Mura di Ferrara, storia di un
Restauro" a cura di Maria Rosaria di Fabio, Minerva Edizioni, Ferrara,
2003, pg. 20)
Il progetto di questa area ha consentito la fusione ottimale del centro
storico e della città futura, risolvendo il tormentato rapporto
città-campagna, nodo dell'urbanistica moderna.
"Bisogna stabilire come articolare in modo concreto la relazione
Mura-Parco. Le Mura potrebbero divenire una specie di Frons Scenae
nella quale la Porta degli Angeli potrebbe diventare una sua soluzione.
Bisogna segnare lo spazio con strade o altro". ( Intervento di Andrè Chastel nella
riunione della "Commissione per la definizione di un programma generale
di intervento per le Mura e il parco urbano di Ferrara" dell'ottobre
1986 in " Le Mura di Ferrara, storia di un Restauro" a cura di Maria Rosaria di Fabio, Minerva
Edizioni, Ferrara, 2003, pg. 27)
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Figura 3: Città di Ferrara, pianta militare del 1814 |
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Figura 4: Le Mura di Ferrara con la Fortezza seicentesca e il Barco a nord |
Il progetto di Restauro
del 1986
risponde all'esigenza di concepire e progettare l'ambiente, non
solo come spazio naturale, ma come spazio esistenziale, recuperando
sì, i centri storici, ma anche il patrimonio edilizio e la
periferia in un unico spazio per l'uomo.
Il progetto è
innovativo, se
si tiene conto che è stato redatto ormai da un ventennio, in
quanto considera la città nella sua complessità, la
interpreta analizzando molte variabili.
I temi progettuali che
hanno
indirizzato la progettazione sono stati molteplici: da quelli
attinenti direttamente al restauro della Mura, a quelli inerenti alla
riqualificazione ambientale e paesaggistica, sino a quelli collegati
all'urbanistica della città.
Il progetto che ha
coinvolto la
città per 10 anni è notevole in quanto ha rappresentato
un'esperienza progettuale a grande scala che configura il progetto
come un vero e proprio Piano Regolatore Monumentale: per la
dimensione e la contemporaneità degli interventi
tipologicamente diversi.
Sono state risolte le
problematiche
causate in genere dal complesso rapporto tra pianificazione e
intervento e tra progetto e attuazione condotti in tempi e
modalità
separati.
Inoltre il Progetto,
mantenendo
obiettivi definiti dalle varie Carte del Restauro, ha evitato ogni
logica di ricostruzione e ha cercato di recuperare il senso della
cultura del passato attraverso un rapporto tra conservazione e
progetto ideativo. La fase si indirizza verso il recupero delle
tracce, dei segni, della storia e ripropone legami prospettici,
valori simbolici e specificità dei luoghi.
Questo approccio al
Restauro
suggerisce indirizzi innovativi sul tema della conservazione dei
centri storici, e può essere momento di ulteriore evoluzione
delle acquisizioni fatte dagli anni settanta in poi. Il Progetto
propone uno sviluppo successivo dei restauri tipologici che tentavano
di recuperare la città attraverso rigide classificazioni.
"Se l'essenza della
città
storica non è solo l'insieme fisico di ciò che resta
ma anche un insieme di relazioni "immateriali", allora il Centro
Storico va concepito (…) come entità in gran parte ancora
sconosciuta e da indagare ai fini del recupero senza vincoli
precostituiti. Si potrebbe non ragionare più solo per
tipologie e per norme prescrittive cui attenersi: si potrebbe
ragionare per "temi". Ovvero per indirizzi culturali, che vanno a
costituire il filo conduttore unificante dei diversi interventi di
progettazione, di restauro conservativo e di progettazione ideativa." (Mauro Bernardi, Michele Pastore, " Le
Mura di Ferrara. Storia di un Restauro" in " Le Mura di Ferrara, storia
di un Restauro" a cura di Maria Rosaria di Fabio, Minerva Edizioni,
Ferrara, 2003, pg. 157)
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Figura n.5: Scenografia prospettica della città e Fortezza di Ferrara nel sec. XVIII. |