Nel 1895, all’apice della carriera, fu al centro di uno dei processi più chiacchierati del secolo, quello che lo vide imputato di sodomia, uno scandalo senza pari nell’Inghilterra vittoriana. Condannato a due anni di lavori forzati, ne uscì finanziariamente rovinato e psicologicamente provato. Trascorse gli ultimi anni della vita a Parigi sotto falso nome (Sebastian Melmoth) e, poco prima della morte, avvenuta per meningite nel 1900, si convertì al cattolicesimo.
Oscar Wilde(Dublino 1854-Parigi 1900), la cui figura letteraria è stata per troppo tempo subordinata alla sua figura biografica, ha lasciato una vasta produzione letteraria di vario genere, a partire dalla poesia (Poems1881), fino ai racconti (The house of pomegranates,The Lord Arthur Savile’s crime and other tales 1891), agli scritti critici [quelli raccolti inIntentions (1891) oltre al già citato The Decay of Lying – An observation ,The Critic of Artist – With some remarks upon the importance of doing nothing ,Pen, Pencil and Poison, eThe Truth of Masks , più The Soul of Man under the Socialism (1891)], all’unico romanzo The Picture of Dorian Gray (1891), alle commedie [Lady Windermere’s fan(1892); A Woman of No Importance (1893); An ideal husband (1895); The Importance of being Earnest (1895)], all’opera teatrale più famosa Salomé (1892), e alle ultime opere, De Profundis (1897) e The ballad of Reading Gaol (1898).
Opere maggiori di Oscar Wilde
Poeta e scrittore versatile, Wilde ci ha lasciato una vasta opera. Alla prima fase produttiva di Wilde appartengono due volumi di fiabe scritte per i figli (Il principe felice, 1888; La casa dei melograni, 1891) e la raccolta di racconti Il delitto di lord Arthur Savile (1891).
Il suo unico romanzo, Il ritratto di Dorian Gray (1891), è una storia di decadenza morale. Wilde non risparmia al lettore alcun particolare del declino del protagonista verso un abisso di corruzione. Il finale rivela una presa di posizione dell’autore contro la degradazione dell’individuo ma ciò non bastò ad evitargli l’accusa di immoralità.
Doryan Gray è un giovane bellissimo che della bellezza e del godimento ha un culto appassionato e turbato. Quando Basilio Hallward, pittore suo amico, gli regala un ritratto che lo riproduce nel colmo della gioventù e della bellezza, Dorian sente il dolore per la rapidità con cui trascorre il tempo. Per la magia di un suo voto tutte le tracce della vita e degli anni non segneranno il volto vivo e perfetto di Doryan ma solo quello del ritratto. Sopraffatto dall’angoscia di avere un doppio volto, una duplice vita, Doryan colpisce il ritratto con un pugnale e cade morto, come se avesse colpito se stesso. I servi accorsi vedono un ritratto del loro padrone bellissimo e giovane e sul pavimento un vecchio appassito e rugoso con un pugnale nel cuore.
Wilde fu ottimo scrittore di teatro pur senza una solida preparazione drammaturgica alle spalle. Le opere teatrali più interessanti sono le quattro commedie Il ventaglio di Lady Windermere (rappresentato per la prima volta nel 1892), Una donna senza importanza (1893), Un marito ideale (1895) e L’importanza di chiamarsi Ernesto (1895), tutte contraddistinte da un intreccio abilmente congegnato e dialoghi brillanti.
A queste si contrappone Salomé, dramma sul tema della passione ossessiva, originariamente scritto in francese, che, censurato in patria, fu rappresentato a Parigi nel 1896.
Durante la prigionia, Wilde compose l’epistola De Profundis (pubblicata postuma nel 1905), confessione delle sue colpe passate. La ballata del carcere di Reading (1898) fu scritta dopo il rilascio e consegnata alle stampe in forma anonima. Considerato il suo capolavoro poetico, essa descrive la crudezza della vita dei reclusi e la loro disperazione.
L’estetismo di Oscar Wilde
Oscar Wilde portò la dottrina estetica alle sue estreme conseguenze: sostenne la necessità, per l’artista, di godere della libertà assoluta, onde poter esprimere la sua arte in autentici capolavori. L’artista, egli sostenne, deve essere libero da ogni legame con la società, libero dai sentimenti, da ogni credenza poiché tutti questi obblighi limitano la sua capacità di ricerca del bello. Con tali teorie Wilde sfidò la società vittoriana e assestò un duro colpo ai suoi già fragili equilibri.
Il ritratto di Dorian Gray (The picture of Dorian Gray) del 1891 è, dopo "A’ rebours" di Huysman, l’altro testo esemplare dell’estetismo decadente. La fabula del romanzo è semplice.
Il pittore Basil Hallward ha fatto un ritratto bellissimo del giovane Dorian Gray. Un amico del pittore, lord Hemry Wotton, raffinato epicureo, vede nel dipinto la straordinaria proiezione dell’idea di bellezza incorruttibile che Dorian Gray suggerisce ai suoi ammiratori. Convinto che l’opera sia intimamente legata al suo modello, Basil regala il quadro al giovane Dorian. Questi ottiene, per magia, il dono della giovinezza e della bellezza. Le esperienze della sua vita non lasceranno alcuna traccia sul suo volto, sarà il quadro, magicamente, ad invecchiare al suo posto. Spinto da lord Wotton, Dorian si abbandona ad una vita di dissipazione e di vizi fino all’omicidio (arriva ad uccidere Basil Hallward che gli rimproverava il suo cinismo e il suo egoismo). Con sgomento il giovane vede però, come in uno specchio, sul quadro i segni dell’invecchiamento e della corruzione così che dapprima relega il quadro in una soffitta, poi, in un impeto di disperazione, lo squarcia con un colpo di pugnale. Ma mentre i lineamenti del dipinto tornano ad essere quelli, bellissimi e intatti, di Dorian giovane, i vicini che accorrono trovano a terra, morto, un vecchio disgustoso e terribilmente imbruttito.
Il romanzo, di cui si possono individuare alcuni modelli in testi fantastici della letteratura precedente, da alcuni racconti di Poe al "Dottor Jekyll e Mr. Hyde" di Stevenson, è in realtà più complesso e inquietante di come potrebbe apparire ad una prima lettura. In primo piano c’è (ma c’è davvero?) la condanna moralistica del vizio e la sua punizione, ma il romanzo rappresenta con compiacimento il fascino e la seduzione del male. Il rapporto tra Dorian Gray e il quadro che lo rappresenta è così l’ambiguo rapporto, irrisolvibile per l’eroe decadente, tra il bene e il male, tra l’immutabile perfezione dell’arte e la precarietà dell’esistenza.
Alcuni aforismi celebri di Oscar Wilde:
- Adoro i partiti politici: sono gli unici luoghi rimasti dove la gente non parla di politica.
- Agli esami gli sciocchi fanno le domande a cui i saggi non sanno rispondere.
- Amare se stessi è l’inizio di un idillio che dura tutta la vita.
- Bisogna sempre giocare onestamente… quando si hanno in mano le carte vincenti.
- C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di sé.
- Ci sono molte cose che butteremmo via volentieri se non temessimo che qualcun altro le raccogliesse.
- Disapprovo tutto ciò che offusca l’ignoranza naturale. L’ignoranza è simile a un delicato frutto esotico; toccatelo e la sua freschezza è sfiorita.
- E’ sempre sciocco dare consigli: ma dare buoni consigli è fatale.
- E’ un vero peccato che impariamo le lezioni della vita solo quando non ci servono più.
- Esperienza è il nome che ciascuno dà ai propri errori.
- Essere immaturi significa essere perfetti.
- Felicità non è avere tutto ciò che si desidera, ma desiderare tutto ciò che si ha.
- Gli uomini vorrebbero essere sempre il primo amore di una donna. Questa è la loro sciocca vanità. Le donne hanno un istinto più sottile per le cose: a loro piace essere l’ultimo amore di un uomo.
- Il cinico è una persona che conosce il prezzo di ogni cosa e il valore di nessuna.
- Il dovere è ciò che pretendiamo dal prossimo, non quello che facciamo noi.
- Il grande vantaggio del giocare col fuoco è che non ci si scotta mai. Sono solo coloro che non sanno giocarci che si bruciano del tutto.
- Il malcontento è il primo passo verso il progresso per l’individuo e la nazione.
- Il male non è che fuori si invecchia, è che molti non rimangono giovani dentro.
- Il progresso si deve alla forza delle personalità e non dei principi.
- L’egoismo non consiste nel vivere come ci pare ma nell’esigere che gli altri vivano come pare a noi.
- L’esperienza non ha alcun valore etico: è semplicemente il nome che gli uomini danno ai propri errori.
- L’essere naturale è semplicemente una posa, la posa più irritante che conosca.
- L’ignoranza è simile ad un delicato frutto esotico: basta sfiorarla ed appassisce subito.
- L’istruzione è cosa ammirevole ma ogni tanto ci farebbe bene ricordare che non si può mai insegnare quel che vale veramente la pena di conoscere.
- L’uomo che vede entrambi i lati di una questione non vede assoltamente niente.
- L’uomo ha un’insaziabile curiosita` di conoscere ogni cosa, eccetto quelle che meritano di essere conosciute.
- L’uomo non incontra mai due volte l’ideale; sono rari coloro che l’incontrano una volta.
- L’uomo si sposa perchè è stanco, la donna perchè è curiosa. Entrambi rimangono disillusi.
- L’uomo è tanto meno perfetto quanto più parla in prima persona; dategli una maschera e vi dirà la verità.
- La base logica del matrimonio è il malinteso reciproco.
- La felicità di un uomo ammogliato dipende dalle donne che non ha sposato.
- La società spesso perdona il criminale, ma non perdona mai il sognatore.
- La vita è terribile. Essa ci domina; non siamo noi a dominarla.
- Le cose vere della vita non si studiano ne si imparano ma si incontrano.
- Le peggiori cose sono sempre fatte con le migliori intenzioni.
- Le sensazioni sono i dettagli che compongono la storia della nostra vita.
- Lo scetticismo è l’inizio della fede.
- Nella vita esistono solo due drammi. Uno è non ottenere ciò che si desidera, l’altro è ottenerlo.
- Nelle questioni di grave importanza, l’essenziale è lo stile, non la sincerità.
- Nessun grande artista vede le cose come realmente sono. Se lo facesse, cesserebbe di essere un artista.
- Non è saggio trovare dei simboli in tutto ciò che l’uomo vede. Il simbolo fa la vita piena di terrori.
- Nulla riesce tanto fatale all’individualità quanto la riflessione.
- Oggi la maggior parte della gente muore di una specie di buon senso progressivo, e scopre, quando è troppo tardi, che le uniche cose che non si rimpiangono mai sono i propri errori.
- Oggigiorno tutti hanno uno spirito. Dovunque si va, non si può fare a meno di incontrare persone intelligenti. E’ divenuta una vera peste.
- Per conoscere tutto di se stessi bisogna sapere tutto degli altri.
- Per un istante le nostre vite si sono incrociate… le nostre anime si sono sfiorate.
- Quale rovina per l’uomo è il matrimonio! Esso lo abbruttisce quanto le sigarette, e costa molto di più.
- Quando vuoi davvero l’amore lo troverai che ti aspetta.
- Raramente si dicono verità che meritino di essere dette. Bisognerebbe scegliere le verità con la stessa cura con cui si scelgono le menzogne, e scegliere le nostre virtù con quella stessa cura che dechiamo alla scelta dei nostri nemici.
- Se si ha intenzione di essere buoni, bisogna fare della bontà una professione, e questa è la più assorbente che vi sia al mondo.
- Si dovrebbe essere sempre innamorati. Ecco perché non bisognerebbe mai sposarsi.
- Si insegna alle persone come ricordare; non si insegna mai loro come svilupparsi.
- Siamo tutti nel rigagnolo, solo che alcuni guardano le stelle.
- So resistere a tutto tranne che alle tentazioni.
- Solo il sacro è degno di essere profanato.
- Sono solo i superficiali a non giudicare dalle apparenze.
- Tre firme ispirano sempre fiducia, perfino allo strozzino.
- Tutto ciò che è moderno viene, prima o poi, superato.
- Un buon consiglio diamolo sempre a qualcun altro. E’ l’unica cosa da farne giacché non è di nessuna utilità per noi stessi.
- Una persona sensibile è quella che, avendo i calli, pesta sempre i piedi altrui.
- Vale sempre la pena di fare una domanda, ma non sempre vale la pena di dare una risposta.
- Vi sono due tipi veramente affascinanti: coloro che sanno tutto e coloro che ignorano tutto.
- Vivere è la cosa più rara al mondo. La maggior parte della gente esiste, e nulla più.
- Vivere è una cosa troppo importante per poterne parlare seriamente.
- Non vi può essere amicizia tra l’uomo e la donna. Vi può essere la passione, l’ostilità, l’adorazione, l’amore, ma l’amicizia no.
- È meglio essere protagonisti della propria tragedia che spettatori della propria vita.