Figlia di Schenèo, re di Sciro, – o, secondo una variante della
leggenda, di Giasone e di Climène – allevata da un'orsa, divenne
esperta cacciatrice, e cosi veloce nella corsa.
leggenda, di Giasone e di Climène – allevata da un'orsa, divenne
esperta cacciatrice, e cosi veloce nella corsa.
Quando il padre volle darle marito, Atalanta,
ricordando il responso dell'oracolo, secondo il quale se si fosse
sposata, pur rimanendo in vita, avrebbe cessato d'essere una creatura
umana, per liberarsi delle moleste insistenze dei numerosi pretendenti
alla sua mano, disse che la sua scelta sarebbe caduta su colui che
fosse riuscito a vincerla nella corsa durante la quale, armata
dell'arco, ella avrebbe ucciso quelli che non fossero riusciti a
sorpassarla. La crudele condizione non dissuase i pretendenti dal
tentare la sorte; e già più d'uno aveva pagato con la vita il suo
amoroso cimento, quando si presentò Ippomène il quale, aveva invocato
l'aiuto di Venere, che gli aveva regalato certe mele d'oro,
indicandogli l'uso che doveva farne.
Cominciata la gara, egli partì per primo; e, fingendo di lasciar cadere
inavvertitamente le vistose frutta, proseguì risolutamente nella corsa,
mentre Atalanta, vinta dalla curiosità, si chinava a raccogliere e
ammirare le insidiose mele; e intanto il competitore toccava vittorioso
la meta. Ma Ippomene, per aver dimenticato di rendere le dovute grazie
pel prezioso aiuto ricevuto da Venere, incorse nello sdegno della dea,
che abbandonò al loro fato i due sposi i quali, per aver profanato il
tempio di Cibele, furono da lei cambiati in un leone e in una leonessa,
quando dal loro amore avevano già avuto un figlio, Partenopeo.
ricordando il responso dell'oracolo, secondo il quale se si fosse
sposata, pur rimanendo in vita, avrebbe cessato d'essere una creatura
umana, per liberarsi delle moleste insistenze dei numerosi pretendenti
alla sua mano, disse che la sua scelta sarebbe caduta su colui che
fosse riuscito a vincerla nella corsa durante la quale, armata
dell'arco, ella avrebbe ucciso quelli che non fossero riusciti a
sorpassarla. La crudele condizione non dissuase i pretendenti dal
tentare la sorte; e già più d'uno aveva pagato con la vita il suo
amoroso cimento, quando si presentò Ippomène il quale, aveva invocato
l'aiuto di Venere, che gli aveva regalato certe mele d'oro,
indicandogli l'uso che doveva farne.
Cominciata la gara, egli partì per primo; e, fingendo di lasciar cadere
inavvertitamente le vistose frutta, proseguì risolutamente nella corsa,
mentre Atalanta, vinta dalla curiosità, si chinava a raccogliere e
ammirare le insidiose mele; e intanto il competitore toccava vittorioso
la meta. Ma Ippomene, per aver dimenticato di rendere le dovute grazie
pel prezioso aiuto ricevuto da Venere, incorse nello sdegno della dea,
che abbandonò al loro fato i due sposi i quali, per aver profanato il
tempio di Cibele, furono da lei cambiati in un leone e in una leonessa,
quando dal loro amore avevano già avuto un figlio, Partenopeo.