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Novembre (Giovanni Pascoli)

Gemmea l'aria, il sole così chiaro
che tu cerchi gli albicocchi in fiore,
e del prunalbo l'odorino amaro senti nel cuore…

Ma secco è il pruno, e le stecchite piante
di nere trame segnano il sereno,
e vuoto il cielo, e cavo al piè sonante sembra il terreno.

Silenzio, intorno: solo alle ventate,
odi lontano, da giardini ed orti,
di foglie un cader fragile.  E' l'estate, fredda, dei morti.

Giovanni Pascoli

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In morte del fratello Giovanni (Ugo Foscolo)

Un dì, s'io non andrò sempre fuggendo
di gente in gente, me vedrai seduto
su la tua pietra, o fratel mio, gemendo
il fior de' tuoi gentil anni caduto.

La Madre or sol suo dì tardo traendo
parla di me col tuo cenere muto,
ma io deluse a voi le palme tendo
e sol da lunge i miei tetti saluto.

Sento gli avversi numi, e le secrete
cure che al viver tuo furon tempesta,
e prego anch'io nel tuo porto quiete.

Questo di tanta speme oggi mi resta!
Straniere genti, almen le ossa rendete
allora al petto della madre mesta.

Ugo Foscolo

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Alla sera (Ugo Foscolo)

Forse perché della fatal quiete
tu sei l'immago a me sì cara vieni
o Sera! E quando ti corteggian liete
le nubi estive e i zeffiri sereni,

e quando dal nevoso aere inquiete
tenebre e lunghe all'universo meni
sempre scendi invocata, e le secrete
vie del mio cor soavemente tieni.

Vagar mi fai co' miei pensieri su l'orme
che vanno al nulla eterno; e intanto fugge
questo reo tempo, e van con lui le torme

delle cure onde meco egli si strugge;
e mentre io guardo la tua pace, dorme
quello spirito guerrier ch'entro mi rugge.

Ugo Foscolo
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La spigolatrice di Sapri (Luigi Mercantini)

Eran trecento, eran giovani e forti, e sono morti!

Me ne andavo un mattino a spigolare

quando ho visto una barca in mezzo al mare:

era una barca che andava a vapore,

e alzava una bandiera tricolore.

All'isola di Ponza si è fermata,

è stata un poco e poi si è ritornata;

s'è ritornata ed è venuta a terra;

sceser con l'armi, e noi non fecer guerra.

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A Zacinto (Ugo Foscolo)

Né più mai toccherò le sacre sponde
ove il mio corpo fanciulletto giacque,
Zacinto mia, che te specchi nell'onde
del greco mar da cui vergine nacque

Venere, e fea quelle isole feconde
col suo primo sorriso, onde non tacque
le tue limpide nubi e le tue fronde
l'inclito verso di colui che l'acque

cantò fatali, ed il diverso esiglio
per cui bello di fama e di sventura
baciò la sua petrosa Itaca Ulisse.

Tu non altro che il canto avrai del figlio,
o materna mia terra; a noi prescrisse
il fato illacrimata sepoltura.

Ugo Foscolo

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Paolo e Francesca – Inferno, canto V, vv.28, 50 (Dante Alighieri)

Quali colombe, disio chiamate,
con l’ali alzate e ferme al dolce nido
vegnon per l’aere dal voler portate;
cotali uscir de la schiera ov’è Dido,
a noi venendo per l’aere maligno,
sì forte fu l’affettùoso grido.
O animal grazioso e benigno
Che visitando vai per l’aere perso
noi che tignemmo il mondo di sanguigno,
se fosse amico il re de l’universo,

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Caronte – Inferno , canto III vv .82- 120 (Dante Alighieri)

Ed ecco verso noi venir per nave
Un vecchio bianco per antico pelo ,
gridando :"Guai a voi , anime prave !
Non ispirate mai veder lo cielo :
i' vengo per menarvi all'altra riva
nelle tenbre etterne ,in caldo e in gelo .
E tu che se' costì , anima viva ,
partiti da codesti che son morti ".
Ma poi che vide ch'io non mi partiva,
disse" Per altra via , per altri porti
verrai a piaggia , non qui , per passare :
più lieve legno convien che ti porti".
E ‘l duca lui :" Caron , non ti crucciare :
vuolsi cosi colà dove si puote
ciò che si vuole , e più non dimandare".

Dante Alighieri (Inferno , canto III  vv .82- 120)
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Il cantico delle creatura (San Francesco)

Altissimu, onnipotente, bon Signore,

Tue so' le laude, la gloria e l'honore et onne benediction

Ad Te solo, Altissimo, se konfato,

et nullu homo ène dignu Te mentovare.

Laudato sie, mi'Signore, cum tucte le Tue creature,

spetialmente messor lo frate Sole,

lo qual è jorno, at allumini noi per lui.

Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore;

de Te, Altissimo, porta significatione.
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