Eros ha scosso la mia mente
come il vento che giù dal monte
batte sulle querce.
Dolce madre, non posso più tessere la tela
domata nel cuore dall'amore di un giovane:
colpa della soave Afrodite.
Saffo
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Eros ha scosso la mia mente
come il vento che giù dal monte
batte sulle querce.
Dolce madre, non posso più tessere la tela
domata nel cuore dall'amore di un giovane:
colpa della soave Afrodite.
Saffo
Io pur sospiro: e' sospir vanno in vento:
io chiamo il tuo bel nome, e non risponde:
io piango indarno, dolgomi e lamento:
l'umide luci mia pi non asconde
un dolce sonno: e sento un foco dentro,
che m'arde sempre e i mie' pensier confonde.
Non posso pi, o mia speme fallace!
altro che lei o morte non mi piace.
Lorenzo de' Medici (1449-1492)
Non dalle stelle io traggo i miei pronostici,
eppure penso che d'astronomia m'intendo;
ma non per dire la buona o la cattiva sorte,
o preannunciare peste o siccit o il volger delle stagioni;
Nè a breve scadenza posso io predire
a chiunque il tuono, la pioggia e il vento,
e se ai principi arrida la fortuna,
da frequenti presagi ch'io scopro in cielo.
E' dai tuoi occhi ch'io traggo la mia scienza,
stelle fisse in cui questa divinazione io leggo:
che verità e bellezza insieme prospereranno
se tu, da te stesso, trarrai progenie.
Se no, di te questo devo pronosticare:
che Verità e Bellezza fatalmente moriranno con te.
Sonetto di W. Shakespeare (1564-1623)
Continua la lettura di Non dalle stelle io traggo i miei pronostici (W. Shakespeare)
Chi mai crederebbe in futuro ai miei versi
se fossero ricolmi dei tuoi eccelsi pregi?
Eppure, lo sa il cielo, non sono che tomba
che la tua vita celano, e solo met dei tuoi tesori additano.
Potessi io ritrarre la bellezza dei tuoi occhi
e in nuovi versi enumerare le tue grazie,
l'et futura direbbe: "Sono menzogne di poeta,
mai s celesti tratti toccarono volti umani".
E i miei scritti, ingialliti dal passare del tempo,
sarebbero dileggiati come farneticare di rimbambito,
e le meritate lodi come eccessi di fantasia,
rime esagerate di vecchia cantilena.
Ma se un tuo bimbo allora vivesse,
tu due volte vivresti: in lui e nel mio canto.
Sonetto n 17 di W. Shakespeare (1564-1623)
Continua la lettura di Chi mai crederebbe in … (W. Shakespeare)
Di Karl Marx e Friedrich Engels
Introduzione
Uno spettro s’aggira per l’Europa – lo spettro del comunismo. Tutte le potenze della vecchia Europa si sono alleate in una santa battuta di caccia contro questo spettro: papa e zar, Metternich e Guizot, radicali francesi e poliziotti tedeschi.
Bastano pochi stocchi d'erbaspada
penduli da un ciglione
sul delirio del mare;
o due camelie pallide
nei giardini deserti,
e un eucalipto biondo che si tuffi
tra sfrusci e pazzi voli
nella luce;
Continua la lettura di Riviere (Eugenio Montale)
Eugenio Montale è una delle massime voci della poesia mondiale di questo secolo, insignito del premio Nobel nel 1975. Egli ha saputo dare un’originalissima interpretazione alle inquietudini dell’uomo contemporaneo, ispirandosi ai maestri del Simbolismo e del Decantendismo, ma forse ancor più a Leopardi, e rendendo al contempo estremamente attuali le loro innovazioni.
Nato a Pescara il 12 Marzo 1863 da Francesco D’Annunzio e Luisa de Benedictis, Gabriele é il terzogenito di cinque fratelli di una famiglia di media borghesia.
Fin dalla più tenera età spicca tra i coetanei per intelligenza e per una precocissima capacità amatoria.
Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.
Continua la lettura di La pioggia nel pineto (Gabriele D’Annunzio)
Donna, fatta di tutte le mie finzioni riunite,
hai vibrato nei miei nervi come una maest,
piangendo nei sentieri dell'illusione perduta
ho sentito il contatto della tua ignota beltà.