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Vengan quante fûr mai lingue ed ingegni (Gaspara Stampa)

Vengan quante fûr mai lingue ed ingegni,

quanti fûr stili in prosa, e quanti in versi,

e quanti in tempi e paesi diversi

spirti di riverenza e d'onor degni;

non fia mai che descrivan l'ire e' sdegni,

le noie e i danni, che 'n amor soffersi,

perché nel vero tanti e tali fêrsi,

che passan tutti gli amorosi segni.

E non fia anche alcun, che possa dire,

anzi adombrar la schiera de' diletti

ch'Amor, la sua mercé, mi fa sentire.

Voi, ch'ad amar per grazia sète eletti,

non vi dolete dunque di patire;

perché i martir d'Amor son benedetti.

Gaspara Stampa

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Io temo che la mia disaventura (Guido Cavalcanti)

Io temo che la mia disaventura

non faccia s' ch'i' dica: – I' mi dispero – ,

però ch'i' sento nel cor un pensero

che fa tremar la mente di paura,

e par che dica: – Amor non t'assicura

in guisa, che tu possi di leggero

a la tua donna s' contar il vero,

che Morte non ti ponga 'n sua figura – .

De la gran doglia che l'anima sente

si parte da lo core uno sospiro

che va dicendo: – Spiriti, fuggite – .

Allor d'un uom che sia pietoso miro,

che consolasse mia vita dolente

dicendo: – Spiritei, non vi partite!

Guido Cavalcanti

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Alessandro Magno

Alessandro MagnoAlessàndro Màgno ebbe una tanto breve quanto intensa vita. Molti lo annoverano come il condottiero per eccellenza, solo pochi altri gli vengono accostati per abilità e strategia militare. Come Cesare e Napoleone, la vita di Alessandro ebbe un amaro epilogo, spegnendosi a soli trentatrè anni, dopo aver conquistato il mondo ellenico e quello asiatico fino al Punjab. Il conquistatore macedone ispirato dal mito di Eracle e Achille lasciò così un vasto impero che venne spartito tra i suoi generali.

Alessàndro Màgno (Pella 356 a. C.-Babilonia 323 a. C.) Alessandro III, detto Magno (il Grande), nacque a Pella nel luglio del 356 a. C. da Filippo II, re dei macedoni, e dalla principessa dell’Epiro Olimpiade, donna dalle ambizioni e dal temperamento selvaggio. Alessandro era visto dalla tradizione dei re macedoni come un discendente di Eracle e dalla casa reale epirota come un discendente di Achille. Questi due mitici antenati, che rappresentavano l’anima greca e la natura barbara di Alessandro, lo accompagnarono per tutta la vita.

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Il potere degli dei (Orazio)

Tiepido e incostante cultore degli dei,
mentre, tronfio di una folle dottrina, vado
errando, a voltare le vele
sono costretto e a riprendere la rotta
abbandonata, perché dio padre, che sempre
fende le nubi col fuoco dei lampi, ora
nel cielo sereno ha lanciato
in volo col cocchio i cavalli tonanti,
e tremano il massiccio della terra, i fiumi
che scorrono, lo Stige, l'orribile e odiato
antro di Tènaro, il confine
di Atlante. La divinità può mutare
l'infimo in sommo, avvilire chi è al vertice,
mettendo in luce ciò che è oscuro; e la fortuna

con acuto stridore a forza

strappa all'uno la tiara, all'altro la dona.

Orazio – Odi

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