Mentre su un legno d'Ida il pastore malfido
rapiva per mare la sua ospite Elena,
Nèreo in una calma fastidiosa fermò
il fluire dei venti, per predirgli
il suo destino crudele.
'Con triste augurio
tu conduci in patria una donna, che la Grecia
in forze ti richiederà, decisa a infrangere
le nozze e l'antico regno di Priamo.
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La pastorella e lo spazzacamino (Hans Christian Andersen)
quotidiano, la ricerca di consenso, la paura dell' apparire oltre l'apparenza ma per la veritiera esistenza e
le delusioni d'amore dell'autore.
Questa fiaba come le altre di Hans Christian Andersen si rivela
un notevole strumento da cui apprendere, crescere e migliorare; e non
solo si rivolge ai giovanissimi. Tali scritti non hanno limite d'età,
dal velo di semplicità delle parole, trapelano grandi morali e grandi
insegnamenti anche per i più grandi.
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È partito il mio bene (Giovan Battista Marino)
È partito il mio bene,
ho perduto il mio core. Oimè, qual vita
in vita or mi sostene?
Lasso, com'è rimaso
fosco il sol, negro il cielo!
Il dì giunto al'occaso,
amor fatto è di gelo.
Duro partir, che m'hai l'alma partita,
chi ti disse partire
devea con più ragion dirti morire.
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Cantatrice crudele (Giovan Battista Marino)
O tronchi innamorati,
o sassi che seguite
questa fera canora,
ch'agguaglia i cigni e gli angeli innamora,
ah fuggite, fuggite:
voi prendete da lei sensi animati;
ella in se stessa poi
prende la qualità che toglie a voi,
e sorda e dura, ahi lasso,
diviene ai preghi un tronco, ai pianti un sasso.
Giovan Battista Marino
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Giuoco di dadi (Giovan Battista Marino)
Stiamo a veder di quante palme adorna
sen vada, Amor, la man leggiadra e bianca,
mentre del mobil dado ardita e franca
travolge i punti e fa guizzar le corna.
L'aggira, il mesce, il tragge, indi il distorna,
né d'agitarlo e scoterlo si stanca;
e dala destra intanto e dala manca
stuolo aversario e spettator soggiorna.
Posto è in disparte, al vincitor mercede,
cumulo d'oro; e variar più volte
sorte il minuto avorio ognor si vede.
Felici in sì bell'urna ossa raccolte,
perché pur ale mie non si concede
in sì terso alabastro esser sepolte?
Giovan Battista Marino
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Giuoco di dadi (Giovan Battista Marino)
Stiamo a veder di quante palme adorna
sen vada, Amor, la man leggiadra e bianca,
mentre del mobil dado ardita e franca
travolge i punti e fa guizzar le corna.
L'aggira, il mesce, il tragge, indi il distorna,
né d'agitarlo e scoterlo si stanca;
e dala destra intanto e dala manca
stuolo aversario e spettator soggiorna.
Posto è in disparte, al vincitor mercede,
cumulo d'oro; e variar più volte
sorte il minuto avorio ognor si vede.
Felici in sì bell'urna ossa raccolte,
perché pur ale mie non si concede
in sì terso alabastro esser sepolte?
Giovan Battista Marino
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Gelosia (Giovan Battista Marino)
Vecchio importuno, che 'l rozzo labbro irsuto
sporgi al labbro di lei, ch'io prego invano,
onde con Citerea sembri Vulcano,
ed ella par Proserpina con Pluto,
e mentre curvo e pallido e barbuto
accosti al bianco sen la rozza mano,
passero insieme e cigno, ascondi insano
giovinetto pensiero in pel canuto,
fuggi, ah fuggi meschin, né tanto possa
quel desir, che t'innebria i sensi sciocchi
e che t'empie d'ardor le gelid'ossa.
Sai ch'alberga la morte in que' begli occhi,
e tu che 'l piè su l'orlo hai dela fossa,
in vece di fuggir, la stringi e tocchi.
Giovan Battista Marino
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Giannizzero
IV Crociata, il sacco di Bisanzio (Costantinopoli)
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Crinisio
Nettuno a costruire le mura della città, non avrebbe poi voluto versar
loro il pattuito compenso.