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La pastorella e lo spazzacamino (Hans Christian Andersen)

{mosimage}Anche ne "La pastorella e lo spazzacamino", come nella "Sirenetta" e ne  "L'intrepido soldatino di stagno" viene tratteggiata l'angoscia del vivere
quotidiano, la ricerca di consenso, la paura dell' apparire oltre l'apparenza ma per la veritiera esistenza e
le delusioni d'amore dell'autore.
Questa fiaba come le altre di Hans Christian Andersen si rivela
un notevole strumento da cui apprendere, crescere e migliorare; e non
solo si rivolge ai giovanissimi. Tali scritti non hanno limite d'età,
dal velo di semplicità delle parole, trapelano grandi morali e grandi
insegnamenti anche per i più grandi.

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Giuoco di dadi (Giovan Battista Marino)

Stiamo a veder di quante palme adorna

sen vada, Amor, la man leggiadra e bianca,

mentre del mobil dado ardita e franca

travolge i punti e fa guizzar le corna.

L'aggira, il mesce, il tragge, indi il distorna,

né d'agitarlo e scoterlo si stanca;

e dala destra intanto e dala manca

stuolo aversario e spettator soggiorna.

Posto è in disparte, al vincitor mercede,

cumulo d'oro; e variar più volte

sorte il minuto avorio ognor si vede.

Felici in sì bell'urna ossa raccolte,

perché pur ale mie non si concede

in sì terso alabastro esser sepolte?


Giovan Battista Marino

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Giuoco di dadi (Giovan Battista Marino)

Stiamo a veder di quante palme adorna

sen vada, Amor, la man leggiadra e bianca,

mentre del mobil dado ardita e franca

travolge i punti e fa guizzar le corna.

L'aggira, il mesce, il tragge, indi il distorna,

né d'agitarlo e scoterlo si stanca;

e dala destra intanto e dala manca

stuolo aversario e spettator soggiorna.

Posto è in disparte, al vincitor mercede,

cumulo d'oro; e variar più volte

sorte il minuto avorio ognor si vede.

Felici in sì bell'urna ossa raccolte,

perché pur ale mie non si concede

in sì terso alabastro esser sepolte?


Giovan Battista Marino

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Gelosia (Giovan Battista Marino)

Vecchio importuno, che 'l rozzo labbro irsuto

sporgi al labbro di lei, ch'io prego invano,

onde con Citerea sembri Vulcano,

ed ella par Proserpina con Pluto,

e mentre curvo e pallido e barbuto

accosti al bianco sen la rozza mano,

passero insieme e cigno, ascondi insano

giovinetto pensiero in pel canuto,

fuggi, ah fuggi meschin, né tanto possa

quel desir, che t'innebria i sensi sciocchi

e che t'empie d'ardor le gelid'ossa.

Sai ch'alberga la morte in que' begli occhi,

e tu che 'l piè su l'orlo hai dela fossa,

in vece di fuggir, la stringi e tocchi.

Giovan Battista Marino
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Giannizzero

Il termine Giannizzero deriva dal turco yeniceri "nuovo soldato" oppure se visto al plurale "nuova milizia". Il nome era attribuito ad un corpo di truppe a piedi dell’impero ottomano istituito intorno al 1300. Fu in origine formato di giovani forzatamente arruolati tra le famiglie cristiane dell’impero. Questi giovani venivano istruiti alla religione mussulmana, e finivano col diventare i più fanatici adepti e propagatori dell’islam col mezzo delle armi. Il corpo venne sciolto nel 1826. Oggi il termine viene usato in senso scherzoso o dispregiativo e sta ad indicare chi fa parte del seguito di un personaggio potente, il militante attivo e fazioso di un partito politico o analoghi.

 

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IV Crociata, il sacco di Bisanzio (Costantinopoli)

Guidati da Bonifacio II di Monferrato e Baldovino IX di Fiandra, nel 1202 si avviano alla guerra i guerrieri della IV crociata (1202-1204). Tale crociata passerà alla storia per aver abbattuto la millenaria potenza dell’impero romano d’oriente. Sarà l’anno 1204 quando i crociati prendono e mettono al sacco Costantinopoli. Nasce quindi l’Impero latino d’Oriente (1204-1261), triste e meschina parentesi di una grandezza il cui declino divenne irreversibile.

 

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