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La Fanciulla di Neve Snegurocka

La fata Primavera non vuole porre fine all’inverno: agli uccelli confessa di non voler abbandonare Snegurocka, la figlia avuta dal vecchio Inverno. Iarilo, il sole, condanna per gelosia la bimba a morire se mai si innamorerà di un uomo. Inverno teme che il Sole infonda sentimenti d’amore nel cuore della figlia, tali da fondere il suo cuore fatto di ghiaccio.

 

Per evitarlo, la nasconde nella casa di un contadino che abita all’entrata del villaggio dello zar Berendej. Lasciata dunque la foresta dove viveva sola, Snegurocka si trasferisce nella nuova casa, ma non è felice e per distrarla Kupava, la sua migliore amica, la invita alle proprie nozze e le presenta Mizguir, il fidanzato.
Questi si invaghisce subito di Snegurocka e abbandona Kupava, che si rivolge allo zar per averne protezione. Berendej interroga la figlia dell’Inverno, che risponde di non amare nessuno,e, non sapendo come conciliare le due giovani donne, le invita alla festa di propiziazione della fine dell’inverno.
Durante la festa la fanciulla di neve resta immobile immersa nella sua tristezza glaciale; Kupava invece accetta l’amore di un pastore che desidera sposarla. A sera Mizguir confessa il suo amore alla figlia di Primavera che ne resta colpita, tanto da tornare nei boschi a supplicare la madre di farle dono dei sentimenti d’amore.
La fata Primavera appare portando una ghirlanda di fiori per la figlia: la giovane sente mutare dentro di sé qualcosa e va incontro a Mizguir. Un sentimento nuovo, un’emozione mai provata prima, spinge la fanciulla ad accettare la proposta di matrimonio. Sulle nozze che si stanno per celebrare Mizguir invoca la benedizione dello zar, ma un raggio di sole, simbolo dell’amore, colpisce la fanciulla che, sciogliendosi, scompare. Il giovane disperato e affranto dal dolore si getta nel lago. Dissoltasi la figlia del gelido Inverno, il sole ricomincia a splendere.

I vestiti nuovi dell’imperatore (Hans Christian Andersen)

La favola Gli abiti nuovi dell'imperatore


nota in italia anche come I vestiti nuovi dell'imperatore

è stata pubblicata la prima volta

il 7 Aprile 1837

nel libro Eventyr, fortalte for Børn. Første Samling. Tredie Hefte.

[Favole, raccontate ai bambini. Prima raccolta. Terzo opuscolo.]

Molti anni fa viveva un imperatore che amava tanto avere sempre
bellissimi vestiti nuovi da usare tutti i suoi soldi per vestirsi
elegantemente. Non si curava dei suoi soldati né di andare a teatro o
di passeggiare nel bosco, se non per sfoggiare i vestiti nuovi.
Possedeva un vestito per ogni ora del giorno e come di solito si dice
che un re è al consiglio, così di lui si diceva sempre: «È nello
spogliatoio!».

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Canto (Giovan Battista Marino)

O voi, che lieti ove vi spinge e mena

in mal secura nave aura seconda,

l'infido mar, che tanti legni affonda,

ite solcando d'una in altra arena,

di questa bella e micidial sirena

fuggite il canto inver la destra sponda:

canto, cui par non ha la terra o l'onda

dala riva d'Eurota ala tirrena.

Pur, se 'l ciel mai vi guida al dolce loco,

con greco ingegno, ove lusinga amore,

chiudete il varco al'armonia di foco

Ma di fral cera a sì possente ardore

l'orecchio armar che val, s'anco val poco

armar di smalto adamantino il core?

Giovan Battista Marino

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Bella schiava (Giovan Battista Marino)

Nera sì, ma se' bella, o di Natura
fra le belle d'Amor leggiadro mostro.
Fosca è l'alba appo te, perde e s'oscura
presso l'ebeno tuo l'avorio e l'ostro.
Or quando, or dove il mondo antico o il nostro
vide sì viva mai, sentì sì pura,
o luce uscir di tenebroso inchiostro,
o di spento carbon nascere arsura?
Servo di chi m'è serva, ecco ch'avolto
porto di bruno laccio il core intorno,
che per candida man non fia mai sciolto.
Là 've più ardi, o sol, sol per tuo scorno
un sole è nato, un sol che nel bel volto
porta la notte, ed ha negli occhi il giorno.

Giovan Battista
Marino

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