divinità delle sorgenti fluviali. Essa rendeva i suoi oracoli in versi,
come dice lo stesso nome, ed aveva a Roma un suo tempio, dove officiava
un apposito sacerdote, il flamine carmentale.
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nota in italia anche come I vestiti nuovi dell'imperatore
è stata pubblicata la prima volta
il 7 Aprile 1837
nel libro Eventyr, fortalte for Børn. Første Samling. Tredie Hefte.
[Favole, raccontate ai bambini. Prima raccolta. Terzo opuscolo.]
Molti anni fa viveva un imperatore che amava tanto avere sempre
bellissimi vestiti nuovi da usare tutti i suoi soldi per vestirsi
elegantemente. Non si curava dei suoi soldati né di andare a teatro o
di passeggiare nel bosco, se non per sfoggiare i vestiti nuovi.
Possedeva un vestito per ogni ora del giorno e come di solito si dice
che un re è al consiglio, così di lui si diceva sempre: «È nello
spogliatoio!».
Continua la lettura di I vestiti nuovi dell’imperatore (Hans Christian Andersen)
Altra mercè giammai
ch'esser da voi mirato io non bramai,
occhi avari e superbi, e voi 'l negaste.
Al fin pur mi miraste,
e se turbato il bel guardo sereno
ver me volgeste, almeno
pur negar non potete
che mirato m'avete.
Giovan Battista Marino
O voi, che lieti ove vi spinge e mena
in mal secura nave aura seconda,
l'infido mar, che tanti legni affonda,
ite solcando d'una in altra arena,
di questa bella e micidial sirena
fuggite il canto inver la destra sponda:
canto, cui par non ha la terra o l'onda
dala riva d'Eurota ala tirrena.
Pur, se 'l ciel mai vi guida al dolce loco,
con greco ingegno, ove lusinga amore,
chiudete il varco al'armonia di foco
Ma di fral cera a sì possente ardore
l'orecchio armar che val, s'anco val poco
armar di smalto adamantino il core?
Giovan Battista Marino
Nera sì, ma se' bella, o di Natura
fra le belle d'Amor leggiadro mostro.
Fosca è l'alba appo te, perde e s'oscura
presso l'ebeno tuo l'avorio e l'ostro.
Or quando, or dove il mondo antico o il nostro
vide sì viva mai, sentì sì pura,
o luce uscir di tenebroso inchiostro,
o di spento carbon nascere arsura?
Servo di chi m'è serva, ecco ch'avolto
porto di bruno laccio il core intorno,
che per candida man non fia mai sciolto.
Là 've più ardi, o sol, sol per tuo scorno
un sole è nato, un sol che nel bel volto
porta la notte, ed ha negli occhi il giorno.
Giovan Battista
Marino
Continua la lettura di Bella schiava (Giovan Battista Marino)
E labbra ha di rubino
ed occhi ha di zaffiro
la bella e cruda donna ond'io sospiro.
Ha d'alabastro fino
la man che volge del tuo carro il freno,
di marmo il seno e di diamante il core.
Qual meraviglia, Amore,
s'a' tuoi strali, a' miei pianti ella è sì dura?
Tutta di pietre la formò natura.
Giovan Battista Marino
Continua la lettura di Beltà crudele (Giovan Battista Marino)
Continua la lettura di Ugolino – Inferno, canto XXXIII (Dante Alighieri)