Tutti gli articoli di paulus

Alba (Samuel Beckett)

Prima dell'alba sarai qui

e Dante e il Logos e tutti gli strati e i misteri

e la luna segnata

oltre il piano bianco di musica

che stabilirai qui prima dell'alba

seta grave soffice cantante

chnati sul nero firmamento di areche

pioggia sui bamb fiore di fumo viale di salici

chi anche se ti chini con dita di piet

a avallare la polvere

non aggiunger alla tua munificenza

la cui bellezza sar un foglio davanti a me

una dichiarazione di se stessa stesa attraverso la tempesta di

[emblemi

sicch non c' sole e non c' rivelazione

e non c' ostia

soltanto io e poi il foglio

e massa morta

Samuel Beckett
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Spesso il male di vivere (Eugenio Montale)

Spesso il male di vivere ho incontrato:

era il rivo strozzato che gorgoglia,

era l'incartocciarsi della foglia

riarsa, era il cavallo stramazzato.

Bene non seppi, fuori del prodigio

che schiude la divina Indifferenza:

era la statua nella sonnolenza

del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.

Eugenio Montale (1896-1981) da OSSI DI SEPPIA
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Cigola la carrucola del pozzo (Eugenio Montale)

Cigola la carrucola del pozzo,

l'acqua sale alla luce e vi si fonde.

Trema un ricordo nel ricolmo secchio,

nel puro cerchio un ' immagine ride.

Accosto il volto a evanescenti labbri:

si deforma il passato , si fa vecchio,

appartiene ad un altro…..

Ah che gi stride

la ruota, ti ridona all' atro fondo,

visione, una distanza ci divide.

Eugenio Montale (1896-1981) da OSSI DI SEPPIA
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A mia moglie (Umberto Saba)

Tu sei come una giovane,
una bianca pollastra .
Le si arruffano al vento
le piume , il collo china
per bere , e in terra raspa ;
ma, nell'andare , ha il lento
tuo passo di regina ,
ed incede sull'erba
pettoruta e superba .
E' migliore del maschio .
E' come sono tutte
le femmine di tutti
i sereni animali
che avvicinano a Dio.
Cos se l' occhio, se il giudizio mio
non m ' inganna , fra queste hai le tue uguali,
e in nessun ' altra donna.

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Taci, anima stanca di godere (Camillo Sbarbaro)

Taci, anima stanca di godere

e di soffrire (all'uno e all'altro vai

rassegnata).

Nessuna voce tua odo se ascolto:

non di rimpianto per la miserabile

giovinezza, non d'ira o di speranza,

e neppure di tedio.

Giaci come

il corpo, ammutolita, tutta piena

d'una rassegnazione disperata.

Non ci stupiremmo,

non vero, mia anima, se il cuore

si fermasse, sospeso se ci fosse

il fiato

Invece camminiamo,

camminiamo io e te come sonnambuli.

E gli alberi sono alberi, le case

sono case, le donne

che passano son donne, e tutto quello

che , soltanto quel che .

La vicenda di gioia e di dolore

non ci tocca. Perduto ha la voce

la sirena del mondo, e il mondo un grande

deserto.

Nel deserto

io guardo con asciutti occhi me stesso.

Camillo Sbarbaro (1888-1967)
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Ora che sei venuta (Camillo Sbarbaro)

Ora che sei venuta,
che con passo di danza sei entrata
nella mia vita
quasi folata in una stanza chiusa –
a festeggiarti, bene tanto atteso,
le parole mi mancano e la voce
e tacerti vicino gi mi basta.

Il pigolo cos che assorda il bosco
al nascere dell'alba, ammutolisce,
quando sull'orizzonte balza il sole.

Ma te la mia inquietudine cercava
quando ragazzo
nella notte d'estate mi facevo
alla finestra come soffocato: che non sapevo, m'affannava il cuore.
E tutte tue son le parole
che, come l 'acqua all'orlo che trabocca,
alla bocca venivano da sole,
l'ore deserte, quando s'avanzavan
puerilmente le mie labbra d'uomo
da s, per desiderio di baciare.

Camillo Sbarbaro (1888-1967)
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I Celti in Italia

Tra il IV e III secolo a.C. i Senoni ed i Boi (tribù celtiche) scesero nella pianura Padana. La loro divenne la presenza egemone al punto che il nord Italia assunse da allora in poi il nome di Gallia Cisalpina. Ma la loro pressione non si era fermata e intorno al 320 a.C. erano scesi sino alle attuali Marche, annientando gli Etruschi, che avevano fondato la Lega delle Dodici Città, e le popolazioni italiche del tempo.

 

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I Celti – La religione

Secondo la tradizione Eracle (ercole), divinità, eroe ellenico, giunto in Gallia, fondò Alesia e si invaghì di una principessa locale. Questa colpita dal suo vigore e dalla sua possenza fisica, si unì all’eroe venuto dall’oriente. Frutto dell’unione fu Galates, salito al trono, diede il suo nome al popolo: galati o galli. Questa tesi propagandistica segna il legame tra Occidente ed Oriente.

Dolmen celtico
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