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Lettera sulla Felicità (Epicuro) a Meneceo

Meneceo,

122    Mai si è troppo giovani o troppo vecchi per la conoscenza della felicità. A qualsiasi età è bello occuparsi del benessere dell’animo nostro.

    Chi sostiene che non è ancora giunto il momento di dedicarsi alla conoscenza di essa, o che ormai è troppo tardi, è come se andasse dicendo che non è ancora il momento di essere felice, o che ormai è passata l’età. Ecco che da giovani come da vecchi è giusto che noi ci dedichiamo a conoscere la felicità. Per sentirci sempre giovani quando saremo avanti con gli anni in virtù del grato ricordo della felicità avuta in passato, e da giovani, irrobustiti in essa, per prepararci a non temere l’avvenire.

  Cerchiamo di conoscere allora le cose che fanno la felicità, perché quando essa c’è tutto abbiamo, altrimenti tutto facciamo per possederla.

123    Pratica e medita le cose che ti ho sempre raccomandato: sono fondamentali per una vita felice.

 Prima di tutto considera l’essenza del divino materia eterna e felice, come rettamente suggerisce la nozione di divinità che ci è innata. Non attribuire alla divinità niente che sia diverso dal sempre vivente o contrario a tutto ciò che è felice, vedi sempre in essa lo stato eterno congiunto alla felicità.
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Il canto della tenebra (Dino Campana)

La luce crepuscolare si attenua:
Inquieti spiriti sia dolce la tenebra
Al cuore che non ama più!
Sorgenti, sorgenti abbiam da ascoltare,
Sorgenti, sorgenti che sanno
Sorgenti che sanno che spiriti stanno
Che spiriti stanno ad ascoltare…
Ascolta: la luce del crepuscolo attenua
Ed agli inquieti spiriti è dolce la tenebra
Ascolta: ti ha vinto la Sorte:
Ma per i cuori leggeri un'altra vita è alle porte:
Non c'è di dolcezza che possa uguagliare la Morte
Più Più Più
Intendi chi ancora ti culla:
Intendi la dolce fanciulla
Che dice all'orecchio: Più Più
Ed ecco si leva e scompare
Il vento: ecco torna dal mare
Ed ecco che sentiamo ansimare
Il cuore che ci amò di più!
Guardiamo: di già il paesaggio
Degli alberi e l'acqua è notturno
Il fiume va via taciturno…
Pùm! Mamma quell'omo lassù!


Dino Campana
(1885-1932)
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Alba (Federico Garcia Lorca)

Il mio cuore angustiato

avverte alle prime luci

la pena del suo amore

e il sogno di lontananza.

La luce d'aurora reca

una vena di rimpianti

e la tristezza senz'occhi

del midollo dell'anima.

Il sepolcro della notte

innalza il suo nero velo

a occultare nella luce

l'immensa cima stellata.

Che farò su questi campi

raccogliendo nidi e rami,

circondato dall'aurora

e piena di notte l'anima!

Che farò se gli occhi tuoi

hai morti alle chiare luci

e mai sentirà la mia carne

il calore dei tuoi sguardi!

Perchè ti perderei per sempre

in quella limpida sera?

Oggi il mio petto è arido

come una stella spenta.
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