Si soffocava per la luce ardente,
ma gli sguardi suoi erano come raggi
Sussultai appena
ch ammansirmi poteva.
S'inchin: "dir qualcosa" pensai.
Dal volto il sangue si ritir.
Come pietra tombale posi
sulla mia vita l'amore.
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Si soffocava per la luce ardente,
ma gli sguardi suoi erano come raggi
Sussultai appena
ch ammansirmi poteva.
S'inchin: "dir qualcosa" pensai.
Dal volto il sangue si ritir.
Come pietra tombale posi
sulla mia vita l'amore.
Non mandarmi un colombo,
Non scrivere lettere inquiete,
Non alitarmi in viso col vento di marzo
Ieri sono entrata in un verde paradiso,
Dov' pace per il corpo e l'anima
Sotto la tenda d'ombrosi pioppi.
E di qui vedo la cittaduccia,
Le caserme e garritte del palazzo,
E il giallo ponte cinese sul ghiaccio.
Mi aspetti da tre ore, intirizzito,
Ma non puoi staccarti dall'entrata
E stupisci di tante nuove stelle.
Balzer su un ontano come un grigio scoiattolo,
Correr come timida donnola,
Comincer a chiamarti cigno
Perch il promesso non abbia paura
Nell' azzurra neve vorticante
Di attendere la fidanza morta.
Anna Achmatova (1889-1966)
Ho sognato Firenze
fra sacri leggii odorosi di legno
in cattedrali di luce
che ti spogliano l'anima.
Ho scoperto Firenze
molle fanciulla, le anche
abbandonate all'impeto del fiume,
che di impudichi orgasmi
empie le sponde.
Antonella De Paolis
Mi piantasti la tua quercia
nel plesso solare. La stanza
martellata a pioggia da certezze
antiche. Le mani madreperlacee
d'attesa ripetevano il miracolo
di ampolle di santi. Coaguli
di sangue nelle ansie disciolte,
fluivano in gorghi, senza fine.
Antonella De Paolis
Continua la lettura di Ansie Disciolte (Antonella De Paolis)
Io ho, donne, una cosa
che quando amore un solo fa di doi,
l'avete ancora voi.
L' bianca, e il capo ha d'ostro,
i capei come inchiostro,
drizzasi s'un la tocca,
e sempre ha il latte in bocca.
Cresce e scema sovente,
non ha orecchie e sente,
dunque per vostra fù
ditemi ci ch'ella
Pietro Aretino (1492- 1556)
Continua la lettura di Io ho, donne, una cosa (Pietro Aretino)
In un boschetto trovai pastorella:
Con la sua verghetta pasturava agnelli;
e, scalza, di rugiada era bagnata.
Cantava come fosse innamorata,
era adornata di tutto piacere.
D'amor la salutai immantinente,
e domandai s'avesse compagnia;
ed ella mi rispose dolcemente
che sola sola per lo bosco ga
e disse: "Sappi, quando l'augel pia,
allor disa il mio cor drudo avere".
Poi mi disse di sua condizione,
e per lo bosco augelli audo cantare;
fra me stesso dicea: "Or stagione
di questa pastorella gi pigliare".
Mercè le chiesi sol che di baciare
e d'abbracciare le fosse in volere.
Per man mi prese d'amorosa voglia
e disse che donato m'avea il core;
menommi sotto una freschetta foglia,
l dove io vidi fior d'ogni colore,
e tanto vi sento gioia e dolzore
che 'l dio d'amore parvemi vedere.
Guido Cavalcanti (1259-1300)
Continua la lettura di In un boschetto trovai pastorella (Guido Cavalcanti)
Nuda sei semplice come una delle tue mani,
liscia, terrestre, minima, rotonda, trasparente,
hai linee di luna, cammini di mela,
nuda sei sottile come il grano nudo.
Nuda sei azzurra come la notte a Cuba,
hai rampicanti e stelle nei tuoi capelli,
nuda sei enorme e gialla
come l'estate in una chiesa d'oro.
Nuda sei piccola come una delle tue unghie,
curva, sottile, rosea finch nasce il giorno
e t'addentri nel sotterraneo del mondo
come in una lunga galleria di vestiti e di lavori:
la tua chiarezza si spegne, si veste, si sfoglia
e di nuovo torna a essere una mano nuda.
Pablo Neruda (1904-1973)
Continua la lettura di Nuda sei semplice come … (Pablo Neruda)
Feritevi, ferite,
viperette mordaci
dolci guerriere ardite
del Diletto e d'Amor, bocche sagaci !
Saettatevi pur, vibrate ardenti
l'armi vostre pungenti !
Ma le morti sien vite,
ma le guerre sien paci,
sien saette le lingue e piaghe i baci.
Come chi gioia e angoscia provi insieme
gli occhi di lei cos m'hanno lasciato.
Non so pensarci. Eppure mi ritorna
pi e pi insistente nell'anima
quel suo fugace sguardo di commiato.
E un dolce tormento mi trattiene
dal prender sonno, ora ch' notte e s'agita
nell'aria un che di nuovo.
I ricordi, queste ombre troppo lunghe
del nostro breve corpo,
questo strascico di morte
che noi lasciamo vivendo,
i lugubri e durevoli ricordi,
eccoli gi apparire:
melanconici e muti
fantasmi agitati da un vento funebre.
E tu non sei pi che un ricordo.