Archivi categoria: Poesia

Ah vastità di pini (Pablo Neruda)

Ah vastit di pini, rumore d'onde che si frangono,
lento gioco di luci, campana solitaria,
crepuscolo che cade nei tuoi occhi, bambola
chiocciola terrestre, in te la terra canta!
In te i fiumi cantano e in essi l'anima mia fugge
come tu desideri e verso dove tu vorrai.
Segnami la mia strada nel tuo arco di speranza
e lancer in delirio il mio stormo di frecce.
Intorno a me sto osservando la tua cintura di nebbia
e i1 tuo silenzio incalza le mie ore inseguite,
e sei tu ton le tue braccia di pietra trasparente
dove i miei baci si ancorano e la mia umida ansia s'annida.
Ah la tua voce misteriosa che l'amore tinge e piega
nel crepuscolo risonante e morente!
Cos in ore profonde sopra i campi ho visto
piegarsi le spighe sulla bocca del vento.

Pablo Neruda
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Tutta nuda (Luciano Folgore)

Te, nuda dinanzi la lampada rosa,
e gli avori, gli argenti, le madreperle,
pieni di riflessi
della tua carne dolcemente luminosa.

Un brivido nello spogliatoio di seta,
un mormorio sulla finestra socchiusa,
un filo d'odore, venuto
dalla notte delle acacie aperte,
e una grande farfalla che ignora
che intorno a te
non si bruciano le ali,
ma l'anima.

Luciano Folgore

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O sorella dell ‘astro fulgente (Goethe)

O sorella dell'astro fulgente,
tenerezza ravvolta in cordoglio,
una nebbia sottile d'argento
nuota al vago tuo viso d'intorno.
Il tuo passo leggero ridesta,
da recessi di tenebre fonde,
l'alme tristi, divise dal mondo:
me, e gli uccelli notturni con me.

Indagante il tuo sguardo disvaria,
lungo e largo, per ampia distesa:
a te accanto sollevami in aria;
al fantastico appresta tal bene!
E, cullandomi in pieno godere,
oh, ch'io veda fra i vetri e i cancelli,
la stanzetta ove trepida quella
che il mio cuore tutto empie di si

Johann Wolfgang Goethe
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Verlaine (Federico Garcia Lorca)

La canzone,
che non dirò mai,
dorme sulle mie labbra.
La canzone,
che non dirò mai.
Una lucciola stava
sopra le madreselve,
e la luna pungeva,
con un raggio nell'acqua.

Allora io sognai,
la canzone,
che non dirò mai.

Canzone piena di labbra
e di alvei lontani.

Canzone piena di ore
smarrite nell'ombra.

Canzone di viva stella
sopra un giorno eterno.

Federico Garcia Lorca

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Abbiamo perso… (Pablo Neruda)

Abbiamo perso anche questo crepuscolo.

Nessuno ci ha visto stasera mano nella mano

mentre la notte azzurra cadeva sul mondo.

Ho visto dalla mia finestra

la festa del tramonto sui monti lontani.

A volte, come una moneta

mi si accendeva un pezzo di sole tra le mani.

Io ti ricordavo con l'anima oppressa

da quella tristezza che tu mi conosci.

Dove eri allora?

Tra quali genti?

Dicendo quali parole?

Perch mi investir tutto l'amore di colpo

quando mi sento triste e ti sento lontana?

E' caduto il libro che sempre si prende al crepuscolo

e come cane ferito il mantello mi si accucciato tra i piedi.

Sempre, sempre ti allontani la sera

e vai dove il crepuscolo corre cancellando statue.

Pablo Neruda
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Alba (Samuel Beckett)

Prima dell'alba sarai qui

e Dante e il Logos e tutti gli strati e i misteri

e la luna segnata

oltre il piano bianco di musica

che stabilirai qui prima dell'alba

seta grave soffice cantante

chnati sul nero firmamento di areche

pioggia sui bamb fiore di fumo viale di salici

chi anche se ti chini con dita di piet

a avallare la polvere

non aggiunger alla tua munificenza

la cui bellezza sar un foglio davanti a me

una dichiarazione di se stessa stesa attraverso la tempesta di

[emblemi

sicch non c' sole e non c' rivelazione

e non c' ostia

soltanto io e poi il foglio

e massa morta

Samuel Beckett
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Spesso il male di vivere (Eugenio Montale)

Spesso il male di vivere ho incontrato:

era il rivo strozzato che gorgoglia,

era l'incartocciarsi della foglia

riarsa, era il cavallo stramazzato.

Bene non seppi, fuori del prodigio

che schiude la divina Indifferenza:

era la statua nella sonnolenza

del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.

Eugenio Montale (1896-1981) da OSSI DI SEPPIA
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Cigola la carrucola del pozzo (Eugenio Montale)

Cigola la carrucola del pozzo,

l'acqua sale alla luce e vi si fonde.

Trema un ricordo nel ricolmo secchio,

nel puro cerchio un ' immagine ride.

Accosto il volto a evanescenti labbri:

si deforma il passato , si fa vecchio,

appartiene ad un altro…..

Ah che gi stride

la ruota, ti ridona all' atro fondo,

visione, una distanza ci divide.

Eugenio Montale (1896-1981) da OSSI DI SEPPIA
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