Il governo rivoluzionario già dalle prime settimane della sua costituzione emanò numerosi e importanti provvedimenti in tutti i settori della vita pubblica. Le banche vennero nazionalizzate, mentre le industrie passarono per un breve periodo sotto il potere dei soviet operai, prima del definitivo passaggio sotto la gestione statale. Il potere dei soviet nelle aziende portò al disordine e al totale blocco della produzione, tuttavia risultò utile al governo per eliminare la classe dirigenziale che ovviamente non vedeva volentieri l’avvento al potere di un governo estremista. Tale categoria, come tutta la classe borghese, venne colpita da un provvedimento ancora più duro, il blocco di tutti i depositi bancari, la soppressione dei diritti civili e l’eliminazione dell’accesso alla distribuzione dei viveri. Altri provedimenti riguardarono la Chiesa, il mondo della cultura e la scuola, sottoposte a pesanti restrizioni, mentre vennero imposte delle nuove istituzioni per eliminare qualsiasi forma di opposizione politica e sindacale nel paese. Tali istituzioni erano la censura, i tribunali rivoluzionari, e la Ceka, la polizia segreta incaricata di perseguire gli elementi ritenuti ostili al governo.
Tali provvedimenti non rimasero senza conseguenze, un gran numero di anarchici vennero sottoposti ad arresto ed in parte giustiziati. Il governo Lenin intanto risultava attivo anche nel campo della politica estera, venne deciso di riconoscere l’indipendenza dei paesi che si erano distaccati dall’ex impero zarista, che tuttavia nei mesi successivi vennero attaccati e costretti a essere assorbiti nella Unione Sovietica, nello stesso periodo vennero aperte delle trattative con la Germania, che si conclusero con l’armistizio nonostante le dure imposizioni del governo di Berlino.
L’iniziativa comunque più importante, considerando che la Russia era un paese agricolo, furono i decreti sulla terra. I contadini ottennero la distribuzione gratuita delle terre, alla quale seguì tuttavia un nuovo provvedimento che prevedeva la consegna obbligatoria del grano e degli altri prodotti agricoli alle autorità. Tale iniziativa contribuì alla fine del periodo di relativa calma che si era creato nel paese. Nel maggio iniziarono le proteste operaie a causa della mancanza di viveri, e nel luglio quelle dei contadini che furono colpite da un crescendo di repressione. Nella seconda metà del 1918, anche come ritorsione di alcuni attentati organizzati dai socialrivoluzionari, si ebbe una intensificazione dell’opera di repressione con la fucilazione 10-15.000 oppositori. Interessante notare che Lenin incoraggiò tali misure anche contro categorie diverse da quelle degli avversari politici, e nell’agosto del 1918 scrisse che occorreva "applicare immediatamente il terrore di massa, e giustiziare e sterminare a centinaia prostitute, soldati ubriachi, ex funzionari, etc".
Verso la fine di quell’anno si ebbe una nuova minaccia al governo bolscevico, rappresentata dalle cosiddette armate bianche che nel sud e nell’est del paese minacciavano il governo centrale. La guerra fu combattuta da entrambe le parti in maniera estremamente feroce, ma anche quando i controrivoluzionari furono eliminati, l’opera di repressione continuò con una nuova normativa del lavoro, la cosiddetta militarizzazione del lavoro, l’istituzione del lavoro obbligatorio, e la repressione delle insurrezioni contadine. Nella sola provincia di Tambov si ebbero nel 1920 15.000 fucilazioni e 100.000 contadini deportati, al termine della guerra civile nel 1921 si contavano circa 200.000 fucilazioni, quasi 500.000 cosacchi deportati, e decine di migliaia di internati nei campi di concentramento, oltre ai numerosi morti in combattimento.
Sul terribile scenario della Russia si abbatte tra il 1921 e il 1922 una carestia prodotta anche dalle dure misure imposte sull’agricoltura che ebbe conseguenze disastrose e provocò la morte di cinque milioni di russi. Tale evento pose definitivamente fine agli scontri e consentì al governo comunista di affermarsi nel paese, ma le vicende di quegli anni ebbero conseguenze notevoli sulla vita politica del paese.
Con la morte di Lenin, la fine delle rivolte contadine, e col riconioscimento dell’Unione Sovietica nella comunità internazionale, la politica repressiva non venne meno. Dopo il periodo della NEP, nel 1928 venne emanato il primo piano quinquennale con il quale venne deciso un programma gigantesco di investimenti nell’industria pesante e la collettivizzazione forzata delle campagne. La collettivizzazione significava in pratica la reintroduzione di qualcosa di simile alla servitù della gleba, un sistema nel quale i contadini potevano disporre solo del necessario per la sopravvivenza, senza la possibilità di allontanarsi dal luogo di lavoro. A seguito di tale politica i contadini che disponevano di alcuni beni (i cosiddetti kulak) o che venivano considerati indisciplinati subirono la deportazione in massa in zone remote e semi aride del paese dove molti trovarono la morte a causa delle terribili condizioni di vita.
Questo provvedimento interessò circa 9 milioni di persone. La distruzione dell’organizzazione tradizionale del lavoro, e la macellazione del bestiame fatta dai contadini costretti a consegnare tutti i loro beni alle aziende di stato, portarono al crollo della produzione agricola. Due anni dopo si ebbe una nuova terribile carestia, i cui effetti furono accentuati deliberatamente dal governo che sottrassse ai contadini ucraini qualsiasi disponibilità di cibo e impedì attraverso posti di blocco che questi raggiungessero le città dove si avevano approvvigionamenti alimentari. Si calcola che tale tragedia provocò la morte per inedia di circa 5 milioni di persone.
Negli anni immediatamente precedenti all’industrializzazione forzata si era avuta la dura lotta per la successione al potere, che vide l’apparato di partito legato a Stalin impegnato nella lotta contro la sinistra intransigente del partito (Trotzky), e successivamente la destra (Bucharin) che difendeva alcuni diritti dei lavoratori agricoli. Nel 1936-38 si ebbe la Grande Purga. una gigantesca operazione di epurazione all’interno del partito e dell’amministrazione dello stato, finalizzata all’ eliminazione degli elementi indisciplinati o per altre ragioni ritenuti ostili al governo. Alcuni milioni di persone vennero inviate nei campi di concentramento o alla immediata fucilazione e sepolti nelle fosse comuni. Il numero di condannati risultava particolarmente elevato perché in genere colleghi di lavoro e perfino familiari di un inquisito venivano ritenuti colpevoli.
I quadri dirigenti furono colpiti con maggiore durezza, dei 1966 congressisti del XVII congresso del Pcus (1934), 1108 finirono agli arresti, e alla stessa sorte andarono incontro 110 dei 139 membri del Comitato Centrale. Sul paese calò un’atmosfera di terrore, la delazione divenne un ordinario sistema di controllo sulla società, mentre venne introdotto nel paese il passaporto interno per gli spostamenti dei cittadini, e si affermava il culto della personalità nonché un’arte e una cultura strettamente finalizzate alla esaltazione del socialismo. Contemporaneamente a tali iniziative la normativa del lavoro divenne ancora più severa, i ritardi sul lavoro vennero puniti come reati, e i turni di lavoro furono portati a 12 ore giornaliere.
Negli anni successivi e in quelli della seconda guerra mondiale furono colpiti gli appartenenti alle minoranze etniche che subirono la deportazione in massa, gli stranieri, compresi i comunisti fuggiti dagli altri paesi, e nel dopoguerra vennero colpiti anche i soldati russi ex prigionieri dei tedeschi considerati inaffidabili. Poco dopo iniziò una campagna antisemita che non ebbe maggiori conseguenze solo a causa della morte nel ’53 del dittatore russo.
Anche alla luce dei nuovi dati forniti dagli archivi sovietici si calcola in 19-20 milioni le persone internate, una buona parte delle quali trovarono la morte a causa delle condizioni terribili dei lager, alle quali bisogna aggiungere i milioni di persone che trovarono la morte a causa delle carestie o che subirono l’immediata fucilazione. Il socialismo reale del dopo rivoluzione d’ottobre realizzò nel periodo di governo Stalin un gran numero di opere pubbliche colossali, molte delle quali di dubbia utilità per il popolo ma utili al potenziamento del potere statale e del suo apparato militare, al termine di quel periodo le condizioni di vita della popolazione non aveva visto dei miglioramenti, la situazione degli alloggi e dell’alimentazione in particolare rimaneva a livelli estremamente bassi, solo i settori economici ritenuti strategici risultarono potenziati. In poche parole i russi continuavano a morire di fame anche se lo zar Nicola II era uscito di scena tragicamente con l’intera famiglia da molto tempo.