Amore, Eros, Cupido

Figlio di Ares o Marte e di Afrodite o Venere, era rappresentato come
un giovinetto nudo, di meravigliosa bellezza, armato di un arco donde
si spiccavano frecce infallibili, dalla cui ferita nasceva il mal
d'amore.

Una benda gli nascondeva gli occhi ed una face
accesa gli fiammeggiava in una delle mani. Divinità dallo spirito
malizioso ed incline alla perversità. Appena Eros nacque, Giove, al
solo guardarlo, conobbe quanti guai quel bimbo avrebbe combinato nel
mondo, e cercò di convincere la madre ch'era meglio sopprimerlo. Allora
Venere, a sottrarlo all'ira del re degli dei lo fece allevare, di
nascosto, nei boschi.
Appena il divino infante si sentì capace di maneggiare un arco, se ne
costruì uno di frassino; e, imparò da sé, esercitandosi contro gli
stessi animali che l'avevano nutrito, nell'arte di ferir gli uomini: e,
quando gli capitava, anche gli dei. Neanche la madre Venere fu da lui
risparmiata (Vedi Adone).
Quando Venere, fatta gelosa dalla meravigliosa bellezza di Psiche,
pregò il figlio di farla invaghire di qualche uomo dozzinale, Cupido,
vista la fanciulla trovò, invece, assai di suo gusto; portarsela in un
palazzo incantato, l'amò, senza però rivelarle l'esser suo,
imponendole, anzi di non guardarlo se non voleva perderlo. La
curiosità, però, poté in lei più dell'amore; e Cupido l'abbandonò
subito, per riprendersela, poi, e farla accogliere da Giove fra gli dei.

Lascia un commento