Dio della salute e della medicina, era figlio di
Apollo e della ninfa Corònide. A lui, infatti, è attribuita la
resurrezione di Ippolito che, maledetto dal padre Tèseo istigato da
Fedra, era stato ucciso da Poseidone – Nettuno.
Apollo e della ninfa Corònide. A lui, infatti, è attribuita la
resurrezione di Ippolito che, maledetto dal padre Tèseo istigato da
Fedra, era stato ucciso da Poseidone – Nettuno.
Riconosciuto, più tardi, innocente, sarebbe stato richiamato in vita
da Esculapio, suscitando, cosi, nell'animo di Giove tale sdegno per il
temerario ardimento che sconvolgeva le leggi fondamentali della vita e
della morte, da fulminarlo.
Per guarire i mortali dai morbi che li
opprimevano, si favoleggiò che Asclepio facesse ricorso felicemente
anche alla musica. Egli era raffigurato in sembianza d'un uomo canuto,
con una veneranda barba che gli ondeggiava sul petto. La fronte era
cinta d'alloro, e il corpo era tutto coperto d'un lungo manto: in una
mano reggeva una verga, attorno alla quale era avviticchiato un
serpente.
Ad Esculapio erano sacri la tartaruga, il gallo e il
serpente. Il culto che gli fu concesso sostituì quello che, prima, i
Romani professavano alle quattro loro antiche divinità che presiedevano
alla pubblica salute, e cioè alle dee Strenua, Salus, Cardèa e Febris.
da Esculapio, suscitando, cosi, nell'animo di Giove tale sdegno per il
temerario ardimento che sconvolgeva le leggi fondamentali della vita e
della morte, da fulminarlo.
Per guarire i mortali dai morbi che li
opprimevano, si favoleggiò che Asclepio facesse ricorso felicemente
anche alla musica. Egli era raffigurato in sembianza d'un uomo canuto,
con una veneranda barba che gli ondeggiava sul petto. La fronte era
cinta d'alloro, e il corpo era tutto coperto d'un lungo manto: in una
mano reggeva una verga, attorno alla quale era avviticchiato un
serpente.
Ad Esculapio erano sacri la tartaruga, il gallo e il
serpente. Il culto che gli fu concesso sostituì quello che, prima, i
Romani professavano alle quattro loro antiche divinità che presiedevano
alla pubblica salute, e cioè alle dee Strenua, Salus, Cardèa e Febris.