Malgrado l’esempio di Ingres, ammira Delacroix. Egli aspira infatti a unire nella sua arte il classicismo dell’uno e il romanticismo dell’ altro. Le stampe giapponesi poi, da poco rivelate al mondo occidentale, lo incantano per la vivacità della grafia e la libertà dell’ impaginazione.
A questo periodo (1862-63) risalgono in particolare i ritratti di Ruelle (museo di Lione), cassiere della banca Degas, di Léon Bonnat (museo di Bayonne) e di sua sorella Thérese Degas (Louvre). Regolarmente ammesso al Salon académique, si cimenta nella pittura a soggetto storico tentando di rinnovarla: Esercizi di giovani spartani (1860, National Gallery, Londra), Semiramide (1861).
Fa la conoscenza del critico Louis Edmond Duranty (1833-80) e di Manet, frequenta il caffé Guerbois, luogo di ritrovo dei «realisti», accalorandosi a tal punto nelle discussioni da meritarsi, a opera di Manet, l’appellativo «di grande esteta». Intanto, continua a eseguire principalmente ritratti (una cinquantina dal 1865 al 1870), con uno spirito di cui egli stesso precisa il significato: «Ritrarre la gente nel suo atteggiamento familiare e tipico, e soprattutto dare al volto la stessa varietà d’espressione che si dà al corpo». Sostiene inoltre che occorre inserire il modello nel suo ambiente quotidiano, e che è più interessante mostrare l’effetto, e non la fonte, della luce.
In questo periodo realizza i suoi primi pastelli. La sua formazione è ora completa. Alcuni ritratti costituiscono vere e proprie scene d’interni. Finita la guerra il pittore realizza, in collaborazione con Manet, alcune tele a Boulogne, nei dintorni di Trouville e di Saint-Valery-sur-Somme. Con All’ ippodromo (1869-72 circa, Louvre) si afferma con la massima originalità la sua concezione del paesaggio, che Degas vuole popolato di figure in movimento: fantini e cavalli, colti sul vivo, nei loro movimenti naturali. Ritrae inoltre le ballerine sulla scena, o nei ridotti di teatro, nell’ istante più caratteristico della loro attività artistica. Degas proclama che i suoi quadri sono innanzitutto «una combinazione originale di linee e toni». Egli intende realizzare composizioni ben ordinate, simili a quelle di Poussin; geometria e calcolo sottile entrano prepotentemente nelle sue opere, solo in apparenza spontanee. Dotato di una straordinaria memoria visiva, organizza, nel suo studio, il meglio delle sensazioni colte direttamente «davanti al motivo d’ispirazione».
Ippodromi e teatri offrono lo spunto per mostrare la sua bravura nella rappresentazione delle forme in un movimento ininterrotto che ne suggerisce lo sviluppo oltre i limiti della tela. I suoi cavalli vanno al passo, trottano o galoppano in piena verità. Superando il modo convenzionale di rappresentare il cavallo in azione, grazie anche alla fotografia, Degas riesce a precisare, simultaneamente, la posizione di ogni zampa dell’ animale nel corso delle diverse andature: niente è dovuto al caso e all’ improvvisazione.
Riesce comunque a dar vita a una serie di capolavori e a scolpire numerose statuette di ballerine. La naturalezza, è stato detto, nasconde la novità dell’ artista come la tecnica nasconde l’ audacia del mestiere. Renoir considerava Degas il primo scultore del suo tempo. Incisore di acqueforti, ha realizzato soprattutto scene di danza.