Odio l'amplesso che non giunge al fine
in entrambi ad un tempo, ed per questo
che pei fanciulli non mi pinge amore;
odio la donna che si d perch'ella
costretta a darsi, e che insensibil resta
mentre pur va pensando alle sue lane;
grata non mi la volutt che data
per obbligo: non voglio che nessuna debba
adempier con me l'officio suo.
Amo i gemiti udir che il godimento
esprimono di lei: ch'ella mi chiegga
di ritardar, di trattenermi ancora.
Ch'io vegga della donna inebriata
gli occhi morenti! Che languendo implori
ch'io non la tocchi pi per lungo tempo!
Ovidio Nasone (43 a.C.-16 d.C.)